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Mario Occhiuto

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COSENZA – «Non esiste la città perfetta. Io credo che Cosenza in questi dieci anni sia migliorata e lo dimostrano le presenze. Cosenza non teme concorrenti, né in provincia né in regione».

Dopo dieci anni alla guida della città, Mario Occhiuto traccia un bilancio del proprio operato in un’intervista al Quotidiano del Sud, pubblicata integralmente nell’edizione cartacea di oggi.

COSENZA VISTA DA FUORI

Il primo cittadino si concentra sulla città vista da chi non è residente: «Nel report dedicato alle città intermedie, è quella che cresce di più per numero di imprese che arrivano da fuori. Non è una mia invenzione. Certo, ci sono parti delle città su cui resta da lavorare, ma voglio ricordare che le periferie esistono in tutto il mondo, non solo a Cosenza».

PENTIMENTI?

«Ci sono cose che non sono riuscito a fare. Ad esempio – spiega Occhiuto – non ho potuto portare a termine l’opera di rigenerazione urbana di San Vito e Serra Spiga. Non è bastato il tempo, non sono arrivati i finanziamenti previsti. Avrò fatto degli sbagli, ma in buona fede. Ripeto, ho dei rimpianti rispetto a quello che non ho completato. Io avrei voluto rivoluzionare questa città, ma 10 anni sono pochi. Vorrei che chi critica mi facesse contestazioni nel merito. E nel merito potrei rispondere».

CENTRO STORICO

Dopo i recenti crolli, il centro storico è tornato centrale nel dibattito pubblico. «Io ho fatto il possibile, anche di più», afferma Occhiuto, che rivendica la messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici e altre iniziative di riqualificazione urbana. «Ma per mettere in sicurezza tutto il centro storico non basterebbe l’intero bilancio dello Stato. Anche i privati devono intervenire. Io avevo cercato di indirizzare parte dei 90 milioni di euro di fondi Cipe al recupero dei palazzi a rischio crollo, ma mi hanno fermato».

CAPITOLO DISSESTO

Il dissesto «lo abbiamo ereditato – precisa il sindaco – Con il predissesto abbiamo cercato di portare i conti in equilibrio, ma non è bastato. Riusciremo a mantenere tutti i servizi come abbiamo sempre fatto, anche in predissesto. Spero ci riesca anche la futura amministrazione».

E ORA? COSA FARÀ OCCHIUTO?

«Mi piace molto il “mestiere” di architetto – confessa – non vedo l’ora di ritornare a tempo pieno al mio lavoro. Ho lavorato dieci anni concentrandomi ogni giorno per migliorare la mia città e ne sono onorato, lo rifarei mille altre volte. È bello essere di nuovo in campo come architetto, ho ancora più esperienza e ciò mi affascina. Ogni dieci anni inoltre è stimolante cambiare vita, direi necessario».

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