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Francesco Boccia e Stefano Graziano

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COSENZA – Con il finale spoilerato già da tempo, il congresso regionale del Pd non ha di certo fatto palpitare i cuori. Il cerimoniale si è infatti svolto nei limiti imposti dalla pandemia che hanno ridotto al minimo il dibattito, nonostante nel partito ci sia molto di cui discutere e dato un esito scontato con Nicola Irto acclamato più che eletto e l’unica lista entrata integralmente e di diritto nella direzione.

Insomma potremmo dire che Irto si è messo alle spalle il passaggio più semplice, la strada che l’aspetta adesso si fa in salita, come dimostra la geografia del tesseramento. Dall’anagrafe emerge che i tesserati sono perlopiù concentrati nei grandi centri urbani, mentre in molti paesi calabresi gli iscritti, quando va bene, si contano sulla punta di una mano.

Al di là delle polemiche sul tesseramento, fondate o strumentali che siano, il dato è che il Pd sembra aver perso la sua aderenza sul territorio, i circoli la loro spinta propulsiva, l’attrattività della “ditta” ha sempre meno appeal. Del resto se i democrat hanno in pochi anni collezionato sconfitte così sonore, un motivo ci sarà pure. Sarà allora compito di Irto avviare quella rigenerazione che ha annunciato, ristabilire la connessione sentimentale del Pd con la sua gente e continuare nel solco della contaminazione culturale e politica che dovrebbe essere la cifra di questo partito.

Insomma tutto il contrario di quanto è accaduto a Cosenza. Si perchè se il congresso regionale è un film già visto, molto più interessante è quello che sta accadendo a Cosenza, dove un gruppo di dirigenti locali sta provando ad alzare la schiena rispetto ai diktat romani. E’ accaduto che il commissario provinciale, Francesco Boccia, abbia da tempo messo in campo la candidatura a segretario provinciale di Maria Locanto, attuale sub commissario della federazione. La candidatura è stata presentata alle 9 di mattina e non è stata ritirata neanche alle 14 quando il commissario regionale aveva deliberato per il rinvio dei congressi provinciali. A quel punto i dirigenti locali, visto che la candidatura della Locanto rimaneva in piedi, hanno pensato di proporre una candidatura alternativa, quella del giovane esponente del partito Vittorio Pecoraro.

Era il presidente del consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca, a presentare la candidatura alternativa che sottende anche una contrapposizione di visioni. I dirigenti cosentini contestano a Boccia non solo una sorta di bullismo istituzionale, ma anche il tentativo di creare un partito a sempre maggiore trazione centrista. Nicola Irto viene da quella tradizione politica, idem la Locanto nipote diretta dell’indimenticato Riccardo Misasi. Quindi dietro questa contrapposizione che si va ad aprire non c’è nulla di personale contro la figura della Locanto, fra l’altro unanimamente apprezzata, ma la voglia di riequilibrare un partito dove i cattolici del Pd già hanno soffiato agli ex Ds la poltrona di vicesindaco a Palazzo dei Bruzi.

Il ragionamento è ancora quello del gioco delle correnti che vengono ad avvelenare i pozzi del partito. La circostanza grave, però, è che questo atteggiamento arriva da una persona come Francesco Boccia che è responsabile nazionale degli enti locali del Pd, qualcuno insomma che dovrebbe garantire l’allargamento della base sociale e quella contaminazione di cui ha parlato a più riprese durante la candidatura di Amalia Bruni alla Regione.

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