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COSENZA – Rinviato a data da destinarsi. O meglio, sospeso. Salta ancora il congresso provinciale del Pd, che era stato rinviato per la seconda volta a Cosenza ed era fissato per il 4, 5 e 6 marzo. La decisione sta per essere ufficializzata dalla commissione regionale per il congresso, preso atto dell’esistenza di ricorsi ancora pendenti e sui quali la Commissione nazionale non si è ancora pronunciata.

I RICORSI

Sono tre quelli presentati. I primi due riguardano la composizione delle liste presentate dai due aspiranti segretari provinciali. Antonio Tursi contestava alla sfidante Maria Locanto il mancato rispetto dell’alternanza di genere nelle liste, prevista dallo statuto del Pd e dal regolamento del partito regionale (un errore «insanabile» argomentava, contestando la sanatoria concessa dai dem calabresi). Maria Locanto, dal canto suo, rimproverava all’avversario un mancato rispetto della parità di genere tra i capilista. La commissione nazionale avrebbe dovuto pronunciarsi su questi ricorsi dieci giorni fa. La seduta in quell’occasione si risolse con un rinvio (dei lavori della commissione e poi del voto), perché era stata convocata a poche ore dall’avvio dei congressi. Si sperava evidentemente in un ritiro dei ricorsi, che non era arrivato, e i tempi per dirimere la questione erano stretti.

Da lì in poi il silenzio. L’unica novità è stata, qualche giorno dopo quel rinvio, la presentazione di un terzo ricorso, in cui si contestava a Tursi il fatto di non aver votato per Franz Caruso alle amministrative di Cosenza. O meglio – dal momento che Tursi non risiede a Cosenza, quindi di fatto non ha votato per nessuno – di aver sostenuto con l’associazione Controcorrente il voto disgiunto, con la preferenza per il candidato consigliere del Pd, Francesco Graziadio, ma per l’aspirante sindaca Bianca Rende.

La commissione di garanzia ha avviato martedì l’istruttoria su quest’ultimo ricorso, in cui si chiede l’espulsione di Tursi, ma ancora non ha concluso i lavori.

LA PROVINCIA

Il punto, però, sono davvero i ricorsi? Forse no, visto che i primi si potevano risolvere agevolmente, statuto alla mano, e la questione del voto di Controcorrente alle amministrative era stata già evocata da Boccia settimane fa a Catanzaro, ma lasciata cadere fino a qualche giorno fa. Il nodo vero sembra siano le elezioni provinciali, complicate dalla discesa in campo di Flavio Stasi.

Se una parte importante del Pd – l’area ex Ds, per intenderci – ha accettato che Vittorio Pecoraro facesse un passo indietro, rinunciando alla corsa alla segreteria provinciale del partito per sostenere in modo unitario Maria Locanto, candidata della segreteria romana e del commissario Boccia, è anche perché per le provinciali si era scelta una via che doveva essere altrettanto unitaria: la candidatura del vicepresidente uscente Ferdinando Nociti.

Non a caso Boccia ha dichiarato il suo sostegno al sindaco di Spezzano Albanese alla vigilia della presentazione delle liste per il congresso, in conferenza stampa a Catanzaro. I piani del commissario in origine erano diversi. A Boccia non sarebbe dispiaciuta la candidatura di Flavio Stasi, giovane sindaco di Corigliano Rossano. Sembrava tutto risolto in casa Pd e invece Stasi la candidatura alla Provincia, da autonomo, l’ha presentata. E – sorpresa, ma forse neanche troppo – tra gli amministratori che l’hanno firmata anche consiglieri e sindaci del Pd.

Soprattutto l’area Bevacqua sembra divisa. Il sindaco di Caloveto Umberto Mazza, vicino al consigliere regionale, avrebbe firmato per Stasi (espressione del suo stesso territorio). Altri come Ermanno Cennamo, primo cittadino di Cetraro, hano firmato invece per Nociti. Scelte personali, per carità, ma che non fanno dormire sonni tranquilli al Pd. E allora ecco che la prospettiva più plausibile per ora è che al voto per il segretario provinciale si va più in là, dopo le elezioni provinciali.

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