X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Sono ospedali da riaprire, declassati da oltre un decennio dalla mannaia Scopelliti, ma per l’Asp di Cosenza bisogna procedere a studi di fattibilità per la realizzazione di Case della salute, così come originariamente previsto nel vecchissimo piano di riorganizzazione ospedaliera che portò alla chiusura di diciotto presidi in tutta la Regione.  In realtà è dal 2009 che si parla di Case della salute in Calabria, nessuna ad oggi è stata realizzata. Ma le due delibere dell’Asp che danno il via a studi di fattibilità per la realizzazione delle case della salute negli ospedali di San Marco Argentano e Cariati sono particolarmente spinose.

L’Asp parte dal presupposto chiave, il riordino che ha azzerato le funzioni ospedaliere delle due strutture. A San Marco Argentano il decreto di cessazione delle attività di ricovero per acuti risale al 2010, per Cariati la riconversione è datata al 2012. In mezzo c’era l’idea di trasformare gli ex ospedali in case della salute. Il paradosso è che i due territori ad oggi sono oggetto di corposi finanziamenti per la riapertura dei due presidi come ospedali di comunità o, forse, per l’inserimento nella rete per acuti con un pronto soccorso attivo. Nel frattempo l’Asp procede con i decreti di conversione in casa della salute, lasciando da parte i progetti sull’ospedale. Otto milioni 149mila euro a disposizione per San Marco Argentano e nove milioni 172mila euro per il presidio di Cariati. Cifre che risalgono al 2013 su progetti che il dipartimento salute della Regione ha sollecitato a presentare entro fine giugno di quest’anno.

Dunque si procede a testa bassa con una idea confermata anche dall’ex commissario Longo e oggetto di proteste consistenti da parte dei territori in questione. I vecchi ospedali restano declassati nonostante il progetto di fattibilità tecnico-economica «risulti in corso di aggiornamento – si legge nelle delibere –  sulla  scorta delle necessità di coordinamento con altri interventi previsti nell’ambito del Pnrr». Il paradosso è qui.

In attesa di un programma operativo che Occhiuto ha annunciato da tempo ma ancora “fantasma”, una serie di promesse sul futuro delle strutture fatte dal presidente-commissario, e un piano nazionale che ne prevede la conversione in ospedali di comunità, si resta comunque sul vecchio schema di depotenziamento complessivo di due presidi fondamentali. L’ultima protesta risale all’anno scorso dopo la decisione di Longo di confermare una trasformazione in atto, almeno sul piano burocratico, da lunghissimo tempo. Ma il decreto 64 è ancora in piedi e la promessa di un ospedale per acuti resta soltanto una promessa.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE