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L'avvocato Luca Pagliaro a Wembley con la maglia di Bergamini

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C’ERA anche l’avvocato Luca Pagliaro a Wembley nell’indimenticabile semifinale dell’Europeo Italia-Spagna a Londra martedì scorso. Vive in una città inglese e si occupa di business. Nella sua Cosenza non ha trovato le giuste opportunità. Grande tifoso rossoblu, martedì nel tempio del calcio, l’avvocato ha indossato la maglia dei lupi, quella con il numero otto. Che è la maglia di Denis Bergamini, calciatore di grandi qualità, e morto in circostanze tragiche a Roseto Capo Spulico, dando vita ad un giallo giudiziario in corso di accertamento da 31 anni.

Anche la maglia di Denis ha portato bene. Come il fantastico striscione “L’Italia non si Spagna. 87100 Cosenza” issato prima della partita da Ruggero e Federico e che ha fatto il giro del web anche grazie al nostro sito (LEGGI).

Calabresi in Inghilterra. Come Francesco Dell’Acqua di Pianopoli che insieme al suocero Francesco Lento hanno chiuso il ristorante Lamezia al 165 di Holloway road per mettersi dietro la porta con un tricolore con la stessa scritta del loro locale (LEGGI).

Ma non era pubblicità, era la testimonianza del voler rappresentare l’amore per il proprio luogo. E Lamezia l’hanno vista in tutto il mondo portare bene agli azzurri vicino alla rete dove ha segnato Chiesa e si sono insaccati e parati i tiri che hanno determinato la finale di domenica.

Gli italiani a Londra sono circa mezzo milione. Rappresentano la quinta città italiana per popolazione. Tantissimi italiani vivono nel resto della Gran Bretagna. E’ l’emigrazione del nuovo secolo. Tantissimi sono i calabresi che non vanno via più con la valigia di cartone. Tanta ristorazione. Come quella di Francesco Mazzei, tre ristoranti di pregio, e cucina con prodotti calabri che deliziano con il peperoncino i sudditi di sua maestà. Ma ci sono architetti, infermieri, musicisti. Messisi in viaggio sulle rotte della globalizzazione.

Fabrizio Gaito ha lasciato la famiglia da ragazzino ed è andato a vivere a Oswetry, ai confini del Galles, per giocare a rugby nella squadra locale, ma gli hanno anche trovato un lavoro di responsabilità nel Wynnstay hotel. E’ un perfetto congierge. Due opportunità che la sua Calabria non ha saputo dargli.

La nuova emigrazione calabrese è nata negli anni Ottanta quando gli amanti delle tendenze preferirono allocarsi sotto il Big ben lasciando le panchine dei loro borghi. Per loro lavori saltuari, reddito social e lunghe notti nei club frequentando le star della new wave. Poi hanno realizzato la loro vita. Magari sposandosi tra uomini o tra donne. Nella loro Calabria ancora picchiano lesbiche e omosessuali.

Man mano sono stati i laureati a partire. Magari prima con Erasmus, poi borse di studio e molti sono diventati professori. Opportunità che la Calabria non sa dargli.

Come in tutto il mondo trovi calabresi. La loro terra invecchia e arretra, ma rimane il loro luogo ideale. Non manca la ‘ndrangheta in Gran Bretagna, con 4 o 5 cosche che riciclano denaro sporco e trafficano droga. Una minoranza spiacevole. Fatevelo spiegare da Anna Sergi, criminologa e docente ad Essex e che ci piacerebbe tornasse nella sua Calabria per insegnare ad Arcavacata.

Calabresi in Gran Bretagna. Italiani tra gli italiani. Nostalgici di temperature calde e riti locali. Domenica tornate a Wembley a fronteggiare lo straripante numero di tifosi inglesi. Portate i feticci calabresi portafortuna. Sarà l’11 luglio. Una data che ricordiamo del calendario 1982. Calabresi e italiani saremo un solo popolo, ovunque.

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