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SE NE vanno i ragazzi, se ne vanno quelli che hanno studiato. Ma più in generale se ne vanno in tanti, dalla Calabria. E si sommano a quelli che già se n’erano andati in passato, portando la Calabria sul triste podio delle terre abbandonate: con 360.312 iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, è al quarto posto tra le regioni italiane, ma se si rapporta la cifra al numero totale di abitanti, appare che fuori dai confini nazionali vive il 17,9% dei calabresi e solo la Basilicata (19%) e soprattutto il Molise (24.7%) sono messi peggio. 

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E in questo dato non appare la migrazione interna, che porta i calabresi a spostarsi al Nord. Lo studio è stato infatti focalizzato sui flussi migratori internazionali, nell’ambito del “Rapporto italiani nel mondo 2012”, presentato ieri a Roma dalla Fondazione Migrantes.

DAL PERU’ AL LUSSEMBURGO – Le mete più gettonate per chi espatria lasciandosi alle spalle la Calabria restano ancora Argentina (23,6%, per un totale di 85.205 persone), Germania (18,6%) e Svizzera (12,6%), retaggio forse di chi partiva con le valige di cartone. Poi appaiono Francia, Australia, Canada e Stati Uniti. Secondo i dati (che risalgono all’1 gennaio 2012) in 349 si trovano invece al centro della crisi economica greca, mentre 1.327 vivono stabilmente nel ben più ricco Lussemburgo. E chissà come vivranno i 296 calabresi che risultano residenti in Repubblica Dominicana o i 324 volati fino in Perù. 

ALLA RICERCA DI UN FUTURO – Di certo, il contributo che la gente partita dalla propria regione porta oltre confine è notevole, se si considera che quasi la metà dei 360mila calabresi all’estero è costituita da persone fra i 18 e i 49 anni e il 20,6% fa parte della fascia d’età tra i 18 e i 34: quella, cioè, in cui si costruisce il futuro.  «La partenza non deve essere conseguenza di un bisogno ma una normale fase di passaggio per un miglioramento, che porti alla circolazione di idee», ha commentato il direttore generale della Fondazione Migrantes, Giancarlo Perego. «Bisogna trovare le condizioni per far tornare i giovani dall’estero», ha puntualizzato il prefetto Alessandro Pansa, capo dipartimento per gli affari interni e territoriali del Viminale. Per cominciare, si potrebbe provare a capire cosa cercano, magari guardando dove lo cercano: i calabresi emigrati negli ultimi anni sono volati per lo più in uno degli altri 14 Paesi Ue (16.685 persone su 57.731 totali) e nell’America centro meridionale (25.613 individui).

FUGA DA MAMMOLA – Poi, magari, si potrà guardare da dove fuggono. E qui i dati mettono in evidenza la provincia di Cosenza: in termini assoluti solo quella di Roma fa registrare un’emigrazione più imponente. Ma anche in questo caso, se si rapporta la cifra al numero di abitanti lo scenario cambia ed è la provincia di Vibo Valentia a mostrare la situazione più inquietante: all’estero si trova sparsa una comunità di vibonesi grande più di un quarto di quella che è rimasta in Italia. Il dato del 27% è dilagante rispetto al 20% registrato nel Cosentino, al 16% del Catanzarese e al 14% attribuito a parimerito a Crotone e Reggio Calabria. Nulla, comunque, se si assottiglia l’analisi a livello di comuni. Mammola, ad esempio, ha un record assoluto: all’anagrafe municipale risultano 3.049 persone, all’estero gli emigranti sono 3.043. In pratica un clone del paese, ma spezzettato nei cinque continenti. Il contributo più ampio, però, tra i comuni calabresi lo ha dato Corigliano: 8.550 abitanti iscritti all’anagrafe estera. E l’unica consolazione, sottolinea l’addetto stampa di Migrantes, il calabrese Raffaele Iaria, è che raramente chi parte recide il legame con il proprio paese: «Lo dimostra la grande campagna di solidarietà che è partita tra gli italiani all’estero anche ora, per i terremotati dell’Emilia».

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