X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Se l’obiettivo era far discutere, Stefano Delle Chiaie lo ha centrato. Il suo tour calabrese per presentare il suo libro “L’aquila e il condor”, focalizzato sugli anni di piombo, è diventato un caso dopo che l’Associazione nazionale partigiani ha contestato la tappa catanzarese, organizzata nella sala consiliare della Provincia alla presenza della presidente Wanda Ferro. 

Ora, mentre si avvicina l’incontro che vedrà protagonista Delle Chiaie venerdì 28 settembre a Cosenza, il dibattito si incendia a Catanzaro. La presidente Ferro ha definito quelle dei partigiani «accuse false e strumentali»: «Mai definita – ha detto – la storia della resistenza come manipolazione della verità. La sala consiliare della Provincia è di tutti, viene concessa per pubblici dibattiti senza censura sulle idee dei partecipanti».

 

Wanda Ferro va giù pesante contro i partigiani e contro coloro che hanno condiviso la loro posizione (a partire dalla Cgil che ieri commentavano sottolineando «tendenze nostalgiche» della presidente): «Sapevo bene – afferma – che non sarebbero tardate le critiche da parte di una certa sinistra alla continua ricerca di un pretesto per rispolverare un arrugginito armamentario ideologico e scagliarsi indignata contro i presunti ricostitutori di un fascismo lontanissimo dalla attuale realtà sociale e politica, ma che evidentemente rappresenta l’unica ragione di esistere per chi vorrebbe oggi combattere una guerra civile fuori tempo».

 

A dar sponda alla presidente anche Domenico Furgiuele, componente del direttivo provinciale de La Destra, è intervenuto per sottolineare che Delle Chiaie è stato «accusato gratuitamente dalla Cgil e Rifondazione Comunista»: «Nella sua vita può essere considerato più una vittima che carnefice, così come testimoniano le sentenze e quindi i fatti» ha poi aggiunto.

Secondo il gruppo provinciale del Pd, invece, quella dell’ex attivista è stata «una inquietante presenza»: «Chiediamo che la Presidente Ferro – hanno scritto – spieghi al più presto quali siano stati i motivi per cui ha deciso in piena libertà di ospitare tale inquietante presenza. In tale scelta, infatti, non riusciamo a cogliere alcun motivo di carattere intellettuale, nè di ordine culturale». E in questo clima, a Cosenza ci si prepara ad accogliere l’uomo che fu inquisito e poi prosciolto in tutti i misteri più sanguinosi d’Italia, da piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna. 

Redazione web

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE