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COSENZA – Per Matteo De Buono, al secondo anno di ingegneria informatica all’Università di Arcavacata dopo un diploma di ragioniere conseguito all’Istituto tecnico commerciale «Pezzullo» di Cosenza, la scrittura è più di una passione. Quasi un fuoco sacro e un insopprimibile esigenza, da quando ha scoperto i social network e i blog. Un’urgenza scaturita dalle sue letture da adolescente. Cresciuto a pane e fumetti, Matteo De Buono è andato avanti a colpi di Tolkien, saccheggiando interi volumi della saga del «Signore degli Anelli» e approdando successivamente alla lettura di un’altra fortunatissima serie, quella a firma di Joanne Rowling e riguardante il personaggio di Harry Potter. Il genere fantasy, evidentemente, lo ha sempre appassionato, al punto da fargli decidere, appena ventenne, di cimentarsi lui stesso con un racconto, epigono un pò dei Tolkien ed anche della saga potteriana. Il titolo è «I Dragoni della Fiamma», pubblicato nel 2011 per i tipi dell’editore Pellegrini di Cosenza e presentato subito dopo in diverse occasioni, sia sul Terrazzo della stessa casa editrice, sia nel salone degli stemmi della Provincia di Cosenza. Al libro di Matteo De Buono mancava la vetrina dedicata ai giovani autori e inaugurata da qualche tempo dalla Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi. E così l’organismo consiliare ha invitato il giovane autore a parlare della sua opera prima alla quale, con ogni probabilità, faranno seguito altre puntate, come annunciato dallo stesso Matteo De Buono che in questo modo non intende smentire la serialità, elemento molto connaturato al genere fantasy. 

L’ambientazione della storia raccontata da De Buono nel suo romanzo è medioevaleggiante, ma ha i caratteri dell’universalità e potrebbe essere accaduta da qualche parte nel mondo in un’epoca non meglio definita. Al centro dell’azione un ragazzo che viene abbandonato dalla sua famiglia d’origine per essere poi adottato da una famiglia di poveri contadini. Sigmund, questo il suo nome, coltiva un sogno: quello di diventare Cavaliere per la salvaguardia dell’ordine mondiale. Ne «I Dragoni della fiamma» c’è un condensato di «Re Artù», ma anche della visione di quei film che hanno influenzato l’autore, dal «Mago di Oz» a «Peter Pan», passando per il racconto dell’infanzia per antomasia, il «Pinocchio» di Collodi, poi riplasmato da Disney alla sua maniera. Il tutto condito da un messaggio di valori che auspica un mondo migliore , dove non esistono censure, dove si può esprimere liberamente il proprio pensiero e la giustizia possa trionfare. Le 445 pagine del libro, che richiedono una sforzo di attenzione non da poco, utile a dipanare una matassa composta da un groviglio di intrecci e microstorie cui si aggiunge anche una simbologia che è essa stessa elemento fondamentale del racconto, hanno suscitato l’interesse della commissione cultura che ha avuto per il giovane autore cosentino parole di sincero apprezzamento. 

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