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ANTIEROE del fumetto, anzi dell’immaginario italiano degli anni ‘60, Diabolik è stato il primo spietato protagonista dei fumetti a vincere sempre. A distanza di cinquant’anni dal primo numero, uscito il 1º novembre del 1962 con il titolo “Il re del terrore”, la Provincia di Cosenza ha organizzato una mostra sul re del crimine nell’ambito del Festival del giallo inaugurato ieri.

I pannelli della mostra dal titolo “Una vita in nero”, ricchi di immagini e testi, raccontano la storia di Diabolik, inventato da Angela Giussani che fu in seguito affiancata dalla preziosa collaborazione della sorella Luciana. Le “regine del terrore” erano due ragazze della Milano bene che, osservando tutti i giorni i pendolari nella stazione di Milano, ebbero l’intuizione di realizzare un fumetto in formato “tascabile”, cioè di facile lettura mentre si aspettava il treno e poi in viaggio. L’argomento fu scelto dopo un’indagine condotta tra i pendolari, da cui emerse che la maggior parte di essi leggevano romanzi gialli.

Nei primi due anni le uscite del fumetto erano mensili, in seguito divenne un quattordicinale, ma il successo non arrivava. Le vendite non decollavano, forse l’Italia non era ancora pronta a questo tipo di storie. Solo la perseveranza delle due sorelle, che inventarono slogan ad hoc mettendo in campo massicce operazioni promozionali, riuscì a far diventare Diabolik un’icona del fumetto.

Ladro spietato e quasi sempre vincente, nel terzo numero della serie incontra la bellissima Eva Kant che diventerà la sua compagna di vita.  Rubano denaro e gioielli utilizzando tecniche sofisticate, spesso al limite dell’irreale, ma di grande impatto emotivo. Non hanno scrupoli, le vittime sono ricche famiglie, banche o altri personaggi arricchiti illecitamente, nei cui riguardi agiscono sempre con estrema sicurezza e freddezza. L’incontro con Eva ammorbidirà il  re del crimine, che da spietato ladro e assassino diventerà un personaggio più umano, contraddistinto da un suo particolare senso morale, mentre Eva diviene una presenza sempre più indispensabile. Illustrato da Enzo Facciolo, il fumetto andò in ristampa sedici anni dopo l’uscita del primo numero, un vero caso editoriale che fu, tuttavia, accusato di oscenità, incitamento a delinquere, corruzione dei minori. Le sorelle Giussani affrontarono diversi processi da cui uscirono sempre vincenti. Eloquente una vignetta di Altan che campeggia su uno dei pannelli della mostra, in cui un grasso spettatore dice: “Più passa il tempo, più mi convinco che quel Diabolik era un gran bravo ragazzo”. Anche Andrea Carlo Cappi, scrittore ed esperto del re del crimine, che ha presentato l’iniziativa nella Sala degli Specchi, parlando dinanzi ad un pubblico prevalentemente composto da giovani studenti, ha ribadito che Diabolik non dovrebbe essere un modello, ma che il suo incessante lavoro diventa un esempio di stakanovismo estremo. Paradossalmente, nel mondo del fumetto il re del crimine che mette a segno un colpo a settimana, contrastato dal lavoro dell’ispettore Ginko e dei suoi uomini, mantiene stabile l’economia di Clerville.

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