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COSENZA . È una start up calabrese ad aggiudicarsi la seconda edizione del TechCrunch Italy, il più grande evento organizzato in Italia e dedicato alle imprese digitali. Si tratta di GiPStech, start up cofondata da Gaetano D’Aquila, Giuseppe Fedele e Matteo Faggin e che ha ideato un sistema di geolocalizzazione indoor, in grado quindi di funzionare negli edifici chiusi, lì dove il Gps non arriva. GiPStech, finalista anche della Start Cup Calabria che si è conclusa mercoledì scorso, è arrivata sul palco del Maxxi di Roma insieme ad altre sette start up, selezionate tra 200 aziende che avevano inviato la propria candidatura. Una vetrina straordinaria, se si considera che a Roma per il TechCrunch sono arrivati cinquanta investitori internazionali e i massimi esperti del settore. GiPStech si aggiudica un premio di 10 mila euro e un pacchetto di visibilità da 40 mila euro offerti dal gruppo Populis, che vanta un network di oltre 500 siti web. L’idea nasce dalla ricerca di due ingegneri informatici dell’Università della Calabria, Gaetano D’Aquila e Giuseppe Fedele, che è anche ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica dell’ateneo di Arcavacata. O meglio, nasce da un problema: Fedele e D’Aquila stavano lavorando su un sensore inerziale (per intenderci l’oggetto che misura l’orientamento di un corpo nello spazio e che si usa, ad esempio, sugli aerei), ma non riuscivano ad eliminare l’interferenza che il materiale ferroso presente negli edifici determina sul campo magnetico terrestre. 

L’anomalia magnetica rendeva imprecisa la misurazione del sensore. Lì però arriva l’intuizione: perché non usare quella anomalia per costruire mappe e orientarsi, con lo smartphone, in un luogo chiuso? Quella di GiPStech è la storia di un’invenzione messa a punto in un garage, ma lontano dalla Silicon Valley. Sono serviti due anni a D’Aquila e Fedele, lavorando di notte e nei weekend, per definire il prototipo, ultimato lo scorso aprile. A quel punto hanno allargato la start up e nel team è entrato Matteo Faggin, laurea in Ingegneria meccanica a Padova e un master in Business administration conseguito presso l’Università del Maryland. 
GiPStech al momento è disponibile in versione demo: il team ha realizzato la tecnologia che è destinata agli sviluppatori di applicazioni, intenzionati ad integrarla negli smartphone. All’utente che intenda realizzare la mappa di un luogo chiuso – che si tratti di un museo, una fiera o un centro commerciale – per metterla a disposizione dei visitatori, sarà sufficiente camminare all’interno dell’edificio con il suo smartphone: a quel punto faranno tutto l’applicazione e la bussola, normalmente presente nei cellulari di ultima generazione. I dati – ovvero le variazioni del campo magnetico rilevate – vengono trasmesse al server che li elabora e realizza la mappa. Al visitatore – del museo, centro commerciale, fiera – basterà poi richiederla, non appena si troverà nei pressi dell’edificio, e l’applicazione gliela metterà a disposizione. A quel punto trovare il reparto dei surgelati o il padiglione espositivo che ci interessa sarà un gioco da ragazzi. Non solo: oltre alla mappa potranno essere messi a disposizione contenuti extra, come audioguide o coupon promozionali. La precisione è attestata attorno al metro, laddove altri sistemi come il wifi arrivano ai cinque. 

«E’ una grandissima soddisfazione – ci dice al telefono Gaetano D’Aquila – davvero inaspettata. Tra i finalisti c’erano anche aziende piuttosto note del settore». È il caso di Vivocha, che è partita da Cagliari e ha aperto già sedi a Milano e San Francisco. Ora per partire e realizzare la nuova versione servono 300 mila euro e nove mesi. Al termine del primo anno, il business plan prevede un altro investimento da 850 mila euro, per l’apertura di sedi e l’attività di marketing. I primi utili sono previsti dopo il secondo anno e mezzo, per una cifra complessiva di 16 milioni di euro raggiungibili al quinto anno. Ora tocca agli investitori. 
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