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CdV, 3 gen. – Alla Chiesa italiana servono “sempre più persone consacrate, sacerdoti che non siano faccendieri e professionisti della pastorale vocazionale, ma gente che, proprio perchè crede in Gesù Cristo e sente la passione forte per Lui, sia capace di spendersi in maniera credibile per gli altri”. A suggerire di imboccare in modo netto la via indicata da Papa Francesco è il nuovo segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che ha pronunciato oggi il suo primo intervento pubblico aprendo il Convegno del Centro Nazionale Vocazioni. (AGI)
(AGI) – CdV, 3 gen. – “Mi auguro – ha detto il presule chiamato appena lunedì scorso dal Pontefice a sostituire monsignor Crociata – sia definitivamente superato il momento in cui la pastorale vocazionale veniva identificata con la ricerca della verità e assodato che senza preghiera non andiamo da nessuna parte” ma che nulla si può fare senza l’esempio dei consacrati, la cui testimonianza di fede e carità rappresenta una forza attrattiva sui giovani. “Guardando alla mia esperienza di formatore, mi sento di dire – ha lamentato Galantino – che non mi sembra ci sia sufficiente consapevolezza da parte nostra del fatto che la preghiera va bene ma dobbiamo renderci conto molto di più che l’esempio è indispensabile”. Secondo il nuovo segretario della Cei, “senza esempio da parte delle persone consacrate, le preghiere non vanno da nessuna parte”.

 

NO ai sacerdoti «faccendieri» o «professionisti», sì invece a persone «capaci di spendersi in maniera credibile per gli altri». Così monsignor Nunzio Galantino, neo segretario generale della Cei, ha parlato, nel suo primo intervento pubblico da quando è stato chiamato al nuovo incarico da Papa Francesco (LEGGI), al convegno nazionale per la pastorale delle vocazioni. 

Il vescovo di Cassano Ionio – riferisce l’agenzia Sir – ha anche inviato i sacerdoti a dare innanzitutto il buon esempio. «La preghiera va bene ma dobbiamo renderci conto molto di più che l’esempio è indispensabile. Senza esempio da parte delle persone consacrate, le preghiere non vanno da nessuna parte», ha detto il segretario ad interim della Conferenza episcopale italiana.

«Abbiamo un brutto potere noi: con il cattivo esempio, la mancanza di passione o di lealtà, possiamo anche sterilizzare la preghiera. E qui l’augurio che faccio a tutti quanti noi – ha aggiunto il vescovo -, è quello di sentirci spinti, sulla linea di quanto Papa Francesco ci sta dicendo, a rendere testimonianza con gioia di quello che viviamo dentro di noi».

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