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UN biglietto “urgente”, con in calce la firma di don Alfred Xuereb, il segretario di papa Francesco. Poche righe in tutto: “Il S. Padre desidera averla con Sé a tavola per la cena questa sera alle ore 20,00 nella sala da pranzo di S. Marta. Sarà presente anche S. E. Francesco Moraglia. Grazie”. Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza, quell’appunto lo conserva ancora nel cassetto della sua scrivania in episcopio.

Era passato poco più di un mese da quando il conclave aveva eletto Jorge Mario Bergoglio che aveva sorpreso il mondo decidendo di rinunciare all’appartamento pontificio per restare a vivere nella foresteria che ospita presuli di passaggio dal Vaticano. Nunnari era arrivato una sera attorno alle 21, proprio mentre Francesco stava lasciando la sala da pranzo. Si era inchinato e aveva salutato il pontefice che gli aveva chiesto da dove arrivasse. «Cosenza? La Calabria? Allora ha fatto un lungo viaggio». E indicando i tavoli ha aggiunto: «Non si accontenti del sorriso del Papa, entri a cenare prima che chiudano le cucine».

Il giorno dopo, Nunnari ha trovato il biglietto che lo invitava a cena con Bergoglio e il patriarca di Venezia. «Gli ho chiesto se fosse mai passato dalla Calabria e mi ha confidato di non essere mai andato più giù di Castellammare di Stabia. Sorridendo gli dissi che Cristo si era fermato più a sud, a Eboli. E l’ho invitato a superarlo, venendo a visitare Paola, città di san Francesco».

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Troppo presto, gli ha risposto il Papa, che però ha confidato di aver conosciuto molti emigranti calabresi in Argentina. Con un aneddoto particolare: da arcivescovo di Buenos Aires aveva anche partecipato alla consacrazione di una chiesa fatta erigere dalla comunità arbereshe. 

Nunnari e Bergoglio si sono poi incontrati un mese dopo, nel corso della celebrazione con tutti i vescovi italiani. «Mi ha riservato un abbraccio e abbiamo parlato ancora», racconta il vescovo di Cosenza. Aspettando che venga il tempo di riabbracciarsi in Calabria.

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