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DURANTE una cena con l’arcivescovo di Cosenza (LEGGI), Jorge Mario Bergoglio ha confidato che in Italia non è mai andato più giù di Castellammare di Stabia. E anche se un viaggio fino alla punta della Penisola non è al momento nei programma di papa Francesco («troppo presto», ha confidato), sono state almeno tre le occasioni di rivolgere parole pubbliche alla Calabria durante il suo primo anno di pontificato. Lo ha fatto chiedendo «perdono» alla comunità di Cassano Ionio per l’impegno alla Cei che avrebbe sottratto tempo al loro vescovo Galantino; poi invocando la conversione degli assassini del piccolo Cocò; infine invitando i giovani partecipanti alla marcia di Paola a farsi «testimoni di speranza». Tre messaggi intensi, nello stile del pontefice argentino, che citano tre espressioni chiave del pontefice argentino: perdono, conversione, speranza. 

DAI BERSAGLIERI AGLI SCOLARI – Ad essi si aggiungono le tante occasioni private di colloquio con i calabresi e i rapidi cenni di saluto a margine della recita dell’Angelus o delle udienze generali del mercoledì. In queste ultime occasioni, Francesco ha nominato durante i dodici mesi i fedeli delle diocesi di Reggio Calabria, Mileto-Nicotera-Tropea, Oppido-Palmi, che in diverse occasioni sono arrivati in pellegrinaggio in Vaticano. E poi i bersaglieri di Cosenza, la Confederazione imprenditori e commercianti di Catanzaro, l’Unione ciechi di Vibo, i militari e il coro Sant’Antonio di Lamezia, la scuola di San Luca-Bovalino. questi ultimi, in particolare, hanno regalato al Papa un’immagine della Madonna di Polsi realizzata a scuola su una sedia riciclata e alcuni libri di Corrado Alvaro. 

FRANCESCO SI’ MA DI PAOLA – Un libro ha portato alla messa mattutina nella casa Santa Marta anche l’editore cosentino Demetrio Guzzardi. Si tratta del saggio “Santi, santità e santini di Calabria”, che ricostruisce tra l’altro la diffusione delle devozioni locali al seguito degli emigranti. «Anche il suo papà nella valigia portò la sua fede», ha detto Guzzardi al Papa che ha risposto: «E’ un aspetto molto interessante». Nello stesso giorno – era l’8 giugno – alla liturgia in Vaticano era presente anche padre Giovanni Cozzolino, frate minimo di san Francesco di Paola, che con il pontefice ha parlato del patrono calabrese. «Lo conosco bene», ha detto Bergoglio, raccontando: «Quando in Argentina nelle funzioni si cita san Francesco d’Assisi nessuno si entusiasma, ma basta nominare san Francesco di Paola e tutti esclamano: prega per noi».

I GIOVANI PROTAGONISTI DELLA CARITA’ – Proprio a Paola è stato diretto il più recente dei messaggi pubblici di Francesco alla Calabria: in vista della marcia della penitenza promossa il 9 marzo proprio dai frati minimi, tramite il neo cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, il Papa ha scritto ai giovani raccomandando di essere «testimoni privilegiati di speranza» e di lasciarsi «contagiare dalla freschezza e dalla gioia del Vangelo» per diventare «protagonisti della carità e dell’autentica promozione umana per essere consapevoli costruttori di un futuro migliore». E poi, secondo una formula diventata familiare negli ultimi dodici mesi, Bergoglio ha assicurato la propria benedizione e chiesto di pregare per lui.

IL PAPA CHE CHIEDE IL PERMESSO – Ha chiesto addirittura perdono, invece, rivolgendosi il 28 dicembre ai fedeli di Cassano Ionio. Sovvertendo l’ordine della lista di candidature che gli erano state presentate, Francesco ha scelto come nuovo segretario della Cei proprio il vescovo della più piccola diocesi calabrese, Nunzio Galantino. Accogliendo la richiesta di quest’ultimo, però, non lo ha allontanato dalla sua sede episcopale, attribuendogli il nuovo compito solo ad interim. E alla gente Bergoglio ha scritto una lettera: “Forse vi sembrerà strano che vi scriva, ma lo faccio per chiedervi aiuto”. E ha spiegato: “Per una missione importante nella Chiesa italiana, ho bisogno che monsignor Galantino venga a Roma”. Il Papa ha affermato di conoscere l’affetto reciproco di Galantino con la sua diocesi: “Per questo ho voluto scrivervi direttamente come chiedendovi il permesso”. E ancora: Forse vi sembrerà strano che vi scriva, ma lo faccio per chiedervi aiuto, per una missione importante nella Chiesa italiana, ho bisogno che monsignor Galantino venga a Roma, “Vi domando, per favore, di comprendermi… E di perdonarmi”. Firmato Francesco.

LA PREGHIERA PER IL BIMBO – Di Cassano, però, il Papa avrebbe dovuto tornare a occuparsi poco dopo. A gennaio nella cittadina della provincia di Cosenza viene ritrovato il corpo carbonizzato di un bimbo di 3 anni, ucciso insieme al nonno e alla sua compagna. Si tratta di Cocò Campolongo e la sua storia ha commosso l’Italia. Prima di recitare l’Angelus domenicale del 26 gennaio, dalla finestra del palazzo apostolico Francesco parla di quel delitto: «Oggi in questa piazza ci sono tanti bambini – ha detto il pontefice tra gli applausi della folla – e io voglio ricordare Cocò Campolongo, a tre anni bruciato in macchina e ucciso». Un gesto che per il Papa «su un bimbo così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità». E ai fedeli ha rivolto l’invito a pregare «con Cocò, che di sicuro ora è in Cielo con Gesù, per le persone che hanno fatto questo reato, perchè si pentano e si convertano al Signore».

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