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TRA pochi giorni inizieranno, dopo quasi 19 mesi dalla loro sospensione,  i lavori di sfangamento dell’area archeologica di Sibari. Gli scavi  di Sibari tra un anno dovrebbero ritornare a essere come erano prima del 18 gennaio 2013, giorno in cui il fiume Crati, con tutta la sua imponente forza, ruppe gli argini e allagò, con circa 200 mila metri cubi di acqua e fango, cinque ettari di Parco archeologico mettendo in serio pericolo un patrimonio di inestimabile valore. 

LE FOTO: L’ANTICA SIBARI SOMMERSA DALL’ACQUA

La notizia dell’imminente inizio dei lavori di salvaguardia e conservazione dell’area archeologica sibarita è stata comunicata dall’architetto Angela Canale, della Sovrintendenza regionale nonché direttore dei lavori. 

LA COLTRE DI FANGO SI E’ PIETRIFICATA – Martedì scorso, ci ha detto telefonicamente l’architetto Canale, c’è stata la consegna ufficiale dei lavori da parte della Sovrintendenza regionale alle imprese aggiudicatrice. I lavori, per un importo di circa due milioni di euro finanziati nell’ambito dei Poin, prevedono la costruzione di alcune strutture a salvaguardia del sito archeologico, come un “fosso di guardia” da realizzare all’interno del perimetro degli Scavi e altri interventi tesi alla stabilizzazione del terreno, oltre a specifici interventi per liberare i “tesori” ancora imprigionati dalla coltre di fango, oramai “pietrificata”, che li ha ricoperti e che molto probabilmente li avrà danneggiati. 

LA FOTOGALLERY: IL FANGO RIMASTO SUL PARCO ARCHEOLOGICO

Lavori che dovranno essere terminati entro e non oltre 375 giorni dalla consegna e che sono stati affidati alle imprese “Cassisi” (capogruppo) e Montedil (mandante), “due imprese – ha sostenuto l’architetto Canale – specializzate nel campo dei lavori archeologici e che hanno già effettuato lavori simili a quelli che si dovranno effettuare negli scavi di Sibari”. 

OLTRE SEICENTO GIORNI DI ATTESA – Ventuno mesi, più di seicento giorni, sono trascorsi da quel terribile 18 gennaio 2013 quando il Crati ruppe gli argini e riversò più di 200 mila metri cubi di acqua e di fango sull’area archeologica sibarita. Una vera e propria sciagura quella subita il 17 gennaio scorso dall’area archeologica più grande della Calabria e tra le più importanti dell’intero Mezzogiorno d’Italia. Dal 17 gennaio 2013 l’area archeologica è rimasta interdetta ai visitatori. Si mobilitò il mondo della cultura e la società civile. Ben tre ministri (Barca, Orlando e Bray) visitarono gli Scavi. E il Quotidiano lanciò un’iniziativa che si concluse con una giornata organizzata in collaborazione con l’Unical.

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Furono subito stanziati, per lavori in somma urgenza, 300 mila euro, con i quali si iniziò a liberare l’area archeologica dal fango. Restavano  da risistemare tutte le passerelle, pulire dal fango i restanti 180 metri di “Strada” e, soprattutto, pulire e restaurare l’area del Teatro, delle Terme e delle Case Romane. E’ passato più di un anno e mezzo, era il 4 aprile 2013, dall’ultimazione dei “lavori di somma urgenza. A giorni i lavori per riportare gli scavi di Sibari ai suoi antichi splendori dovrebbero riprendere. “Un ritardo dovuto a problemi burocratici. 

RITARDI PER FONDI E BUROCRAZIA – I lavori non sono ripresi subito – ci spiega l’architetto Canale –  perché prima non c’erano i finanziamenti immediati e poi per alcuni problemi burocratici, anche se noi, fin da subito, avevamo redatto il progetto “Interventi urgenti di salvaguardia post alluvione” per liberare l’intera area dalla massa di fango e per il restauro delle strutture. Il progetto, adesso finanziato con i Poin, – sottolinea l’architetto Canale – fu approvato il 30 settembre 2013. Le offerte per la gara d’appalto sono state presentate entro il 18 novembre dell’anno scorso. A giorni il cantiere si aprirà con la soddisfazione di quanti hanno lavorato alla progettazione e hanno seguito l’iter burocratico che è stato abbastanza complicato. Il nostro augurio – ha concluso l’architetto Canale – è che i lavori si concludano rispettando i tempi previsti dal contratto, cioè entro 375 a partire dalla data della consegna”.

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