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COSENZA – «È un onore per me lavorare in un progetto che tramanderà il messaggio di una donna come Lea Garofalo, una donna forte, che è andata incontro alla morte pur di dire no al contesto criminale in cui era costretta a vivere». Parla così al Quotidiano l’attore cosentino Francesco Reda. Sarà lui a interpretare uno dei personaggi principali in “Se ti diranno di me”, il film per la tv con cui Marco Tullio Giordana racconterà la storia della testimone di giustizia crotonese uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009 per aver fornito importanti rivelazioni sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco, condannato per l’omicidio in via definitiva insieme ad altre quattro persone. Prodotta dalla Rai e dalla Bibi Film, e finanziata dall’Apulia Film Commission, la mini serie verrà girata in Puglia, tra Bari e provincia, e le riprese inizieranno a fine gennaio.

Francesco Reda, nato a Cosenza 40 anni fa e cresciuto a Montalto Uffugo, è un nome già noto al grande pubblico. La sua carriera, divisa equamente tra teatro e cinema, lo ha portato a interpretare diversi ruoli in fiction come “Carabinieri 2”, “Un medico in famiglia”, “Artemisia Sanchez”, e in film come “L’Ultimo Re” e “Il giudice meschino”. Ma questo con Marco Tullio Giordana, come lui stesso ci rivela, sarà di certo l’appuntamento più importante, almeno finora, della sua vita di attore. «Credo che Giordana, insieme a Salvatores, sia il miglior regista che abbiamo in Italia. Per me è un idolo ed essere stato scelto da lui per un suo film mi riempie di orgoglio». 

Una soddisfazione che Reda vuole condividere con chi non c’è più. «Dedico questo traguardo a mio papà e a mio zio, da poco scomparsi – racconta emozionato – Ho capito oggi che le persone care ti mancano di più non quando sei triste, ma quando sei felice e vorresti che fossero ancora qui per gioire insieme a loro».

Sul ruolo che andrà a interpretare Reda non vuole sbilanciarsi, sebbene, come viene fuori da diverse indiscrezioni, lo dovremmo vedere nei panni di Carlo Cosco, l’ex compagno di Lea (interpretata dall’attrice pugliese Vanessa Scalera) e padre di Denise. Con lui nel cast, Linda Caridi, Mauro Conte, Matilde Piana e il reggino Alessio Praticò.

Il regista milanese, autori di capolavori come “I cento passi”, “La meglio gioventù” e “Romanzo di una strage”, torna dunque a raccontare un’altra storia di impegno civile e sociale, concentrando la sua attenzione su una storia tutta calabrese, una delle più tragiche degli ultimi anni. Ma allo stesso tempo una storia da cui trarre insegnamento. «Lea è stata una donna forte – dice Reda – che ha messo davanti a tutto il suo amore di madre ribellandosi alle logiche criminali della sua famiglia. E quello che i mafiosi non capiscono è che hanno ucciso il suo corpo ma non il suo messaggio. Da calabrese – continua l’attore – mi sento di dire grazie alla Rai e al regista per aver scelto di parlare di questa storia e mostrare come in Calabria ci siano persone che si ribellano, che dicono no, dei veri esempi di onestà e libertà».   

Esempi che devono essere raccontati, che possono servire per tentare di cambiare le cose. «La mentalità mafiosa secondo me – è la posizione di Reda – non la combatti con i manganelli, ma con l’informazione e l’educazione. E cinema e teatro, ad esempio, possono essere degli strumenti prodigiosi. Ecco perché con altri attori calabresi stiamo allestendo uno spettacolo teatrale su Lea che presto porteremo in giro in Calabria e fuori regione».

Il cinema dunque come veicolo di educazione, ma anche di promozione di un territorio. E da questo punto di vista appare come una nota stonata il fatto che “Se ti diranno di me”, pur narrando di una storia tutta calabrese, troverà in Puglia la sua lavorazione. Una location scelta direttamente dalla produzione in accordo con il regista, che si sono visti elargire un finanziamento di 48.000 euro dalla Film Commission pugliese, un ente che negli ultimi anni sta investendo con particolare intensità per richiamare le produzioni cinematografiche sul territorio, mettendole nelle condizioni ottimali per girare. Sembra dunque l’ennesima occasione persa per la Calabria. «Non conosco le dinamiche che hanno portato a questa decisione, ma sono molto rammaricato – è il ragionamento di Reda – del fatto che sia stata scelta un’altra regione per questo film. In Calabria ancora non si capisce quanto sia importante il cinema e le sue ricadute sia in termini economici, tra maestranze e indotto, e sia in termini promozionali. Un film entra nelle case ed è una pubblicità mille volte più efficace di un manifesto attaccato all’aeroporto di Malpensa. Il mio augurio – conclude – è che il nuovo presidente della Regione si renda conto di questo e che decida di rimettere mano sulla nostra Film Commission, investendo sempre di più sull’audiovisivo».

 

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