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RENDE – Nel settembre del 1980 l’Amministrazione comunale di Rende, guidata dal sindaco di allora Sandro Principe, deliberava l’istituzione di un Museo del Folklore. Successivamente anche la Pinacoteca intitolata ad Achille Capizzano. Nasceva così l’attuale Museo Civico. A distanza di 25 anni arriva la nostra inchiesta sul valore che nel tempo le opere acquistate hanno raggiunto. 

VIDEO: IL TOUR VIRTUALE NEL MUSEO DI RENDE

Subito una sorpresa sconvolgente: rapportato in euro il valore odierno di molte delle opere nel Museo (quelle più importanti almeno, non tutte) è di 2.282.500,00. Il costo? 347.995,00. 16 volte tanto, solo per restare ai numeri. Una sproporzione tra costi sostenuti e valore che fa trovare il comune di Rende dinanzi ad un vero e proprio tesoretto. 

LE IMMAGINI DEL MUSEO DI RENDE

L’inchiesta è nata dalla curiosità del consigliere comunale del Pd Alessandro De Rango che si è interessato, senza alcuna critica politica, alla raccolta di tutte le delibere che nel corso di 25 anni il Comune e le diverse Giunte susseguitesi hanno “apportato” sui beni comunali. La lungimiranza di allora, oltre all’acquisto del palazzo ( appartenuto alla storica famiglia Zagarese), fu proprio quello di acquistare nel tempo opere a costi, se vogliamo, bassi. O comunque non elevati per un ente pubblico. Se guardiamo oggi alle casse comunali, ad esempio, con il pre-dissesto che sta caratterizzando anche questi primi mesi di amministrazione Manna, non si potrebbe neppure lontanamente pensare ad acquisti del genere con tutte le difficoltà quotidiane. 

Epperò, grazie alle possibilità ed alle scelte del 1980, oggi ecco il tesoro che non ti aspetti. Abbiamo fatto tappa nel centro storico più volte: il Museo è stato ristrutturato da poco e mostra tutte le opere citate nelle brochure e nei depliant illustrativi. C’è qualche problema con l’illuminazione e con l’areazione dei saloni. Tutto però appare perfettamente in ordine e con un colpo d’occhio niente male. Entriamo nel merito delle opere. 

Il nostro lavoro è stato quello di confrontare le tante delibere di Giunta, individuare le opere maggiori e calcolare le differenze del costo, effettuato con la vecchia moneta, aggiornando gli importi in euro. Partiamo dal 1982. 

Il 23 Gennaio di quell’anno nelle delibere l’acquisto delle prime opere. Si tratta di un quadro di Carlo Carrà “Il Volto femminile” pagato 1 milione,600 mila; un De Chirico “le Fauteuil Rotin” pagato 7 milioni; un Sironi “Testa e figura” di 1 milione e 600 mila lire; un Levi per 7 milioni e 300; un Guttuso “tempera natura morta” per 4 milioni e 300, un Greco e un Balla per 3 milioni ( il primo) e 3 milioni 300 (il secondo). Totale 26 milioni 190 mila lire. Trasformati in euro e leggendo uno specifico inventario delle opere commissionato dal Comune nel 2015 la somma, quindi il valore di queste opere aggiornato ai nostri giorni, è di 52.500,00 euro. Proseguiamo.Siamo nel 1983: il sette Dicembre di quell’anno fu acquistato il primo dipinto. Si tratta de “Il Soldato” di Mattia Preti costato 121 milioni e 296 mila lire. Con la stessa delibera altri 2 quadri: di Francesco Solimena ” Le 4 virtù” per 62 milioni,644 mila lire. Tradotti in euro e confrontato il valore delle opere dal solito inventario si arriva alla somma di 980 mila euro ovvero 16 volte il costo iniziale. 

Nello specifico per la coppia di quadri di Solimena il valore è “schizzato” a 180 mila euro; per il Preti addirittura ad 800 mila euro. Arriviamo al 1984. Il 7 Giugno per 125 milioni il comune acquista un altro Preti: il “Sinite parvulos” oggi valutato 600 mila euro.Anno 1987: altro acquisto, altro quadro. Questa volta un Santanna, “Sacra Famiglia con santa Teresa” costato 10 milioni e valutato 60 mila euro.Ultimo acquisto datato invece 17 Ottobre 2000: ancora un Mattia Preti, “La sepoltura di sant’Andrea” costato 350 milioni e valutato 400 mila euro.Andiamo ai totali: secondo i nostri calcoli la somma spesa è stata di 347.955,00. Nel tempo il valore è cresciuto a dismisura per un totale di 2.282.500,00 euro. Un tesoro, appunto.Le esigenze sociali impongono la presa di coscienza che il Museo è un’istituzione dell’uomo al servizio degli uomini e,pertanto deve, abbattendo idealmente la fisicità delle pareti, inserirsi nell’aera in cui opera. E’ questo il caso del nostro Museo Civico?

 

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