X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

OSVALDO de Falco ha soli 28 anni. Dopo la laurea alla Luiss di Roma in Economia e commercio ha lavorato per qualche mese in una multinazionale che ha sede al quartiere Bicocca a Milano. E’ stato proprio in una delle grigie giornate milanesi che gli è venuta l’ispirazione, dettata dalla nostalgia per i colori e i profumi della sua Rossano. Ha pensato che se non a tutti, a molti farebbe piacere trovarsi per qualche ora in mezzo alla campagna.

Ha deciso allora di elaborare una piattaforma per diventare agricoltori digitali.

L’idea è molto semplice. Si va sul sito (www.biorfarm.com) e si può adottare un albero on line, a cui dare anche il proprio nome. Sono tre le tipologie di alberi: clementine, arance novelline, limoni e clementine tardive. L’utente sceglie la posizione dell’albero nel frutteto e ne controlla la crescita con foto e video realizzate dall’azienda giorno per giorno. Nella piattaforma c’è l’opzione “giardino”, a cui si accede dopo aver sottoscritto l’abbonamento, in cui l’utente può seguire e controllare che il suo albero sia perfettamente “bio” e chiedere qualsiasi informazione al contadino Peppino, il fattore che si occupa di tutto il frutteto. Nel sito anche una serie di news su tutto quanto riguarda il mondo degli agrumi. Al momento della raccolta l’utente riceverà a domicilio i frutti del suo albero entro 24 ore se abita in centro Italia, 48 se da Roma in su.

Lo scopo della piattaforma è molteplice. In particolare consente praticamente di valorizzare le nostre produzioni agricole e, praticamente, grazie alla tecnologia, azzerare la filiera. Prima che gli agrumi arrivino alla grande distribuzione compiono, infatti, una serie di passaggi che ne innalzano, inevitabilmente, il prezzo. Inoltre ne risente la freschezza. Con questa piattaforma ognuno può avere la frutta a costi più contenuti per i consumatori entro massimo 48 ore dal raccolto. Nello stesso tempo sono contenti anche i produttori che possono vendere ad un prezzo più alto. In un territorio inoltre in cui la frutta si butta perché costa troppo, è un modo per ridurre, grazie alla tecnologia, gli sprechi alimentari. Molta frutta non viene nemmeno raccolta dagli alberi perchè il prezzo ai produttori non paga nemmeno la raccolta.

L’idea è stata selezionata da Google Italia nell’ambito del progetto più ampio “eccellenze digitali” realizzato in collaborazione con diverse Camere di Commercio fra cui quella di Cosenza. L’obiettivo era principalmente quello di aiutare le piccole imprese agricole a diventare 2.0. fra le tante imprese che sono state coadiuvate da Google, Biorfarm è stata selezionata come particolarmente eccellente. La sfida infatti è quella di trasformare la piattaforma in una “App” nella quale mettere in contatto più agricoltori di ogni parte del mondo e magari scambiarsi anche i prodotti.

Il giovane imprenditore il prossimo 3 giugno presenterà la sua idea ad un convegno organizzato a Milano da Google. Insieme a lui ci sarà anche un’altra azienda agroalimentare della Campania, uniche due del Sud Italia. «Abbiamo deciso di guardare con particolare attenzione la filiera agroalimentare – spiega Diego Ciulli Senior Policy analist di Google Italia – non solo perchè siamo nell’anno dell’Expò dedicato a questo tema, ma anche perchè dopo il turismo, sono il Food e l’Alimentare che registrano, fra le nostre esportazioni, una crescita a doppia cifra soprattutto in paesi come Russia, Emirati Arabi e India.». Ciulli ricorda anche che secondo un’analisi condotta con Google Trends in 10 Paesi, nell’ultimo anno le ricerche relative al Made in Italy effettuate sul motore di ricerca sono cresciute, soprattutto grazie all’utilizzo dei dispositivi mobili. «Le ricerche da smartphone e tablet hanno registrato un incremento a doppia cifra, +22% rispetto al 2013 – dice Ciulli – Tuttavia, a fronte di questa domanda in costante aumento, le imprese soprattutto piccole e medie che utilizzano il web per promuoversi ed esportare sono ancora poche rispetto alla media europea. Eppure internet aiuta anche i più piccoli a stare sul mercato senza grossi investimenti di capitale, il contrario di quanto avveniva in passato. Concludo dicendo che esiste uno stretto legame tra la diffusione del digitale e l’occupazione giovanile, come dimostra il rapporto “Crescita Digitale” realizzato da Marco Simoni della London School of Economics, secondo il quale un aumento del 10% della diffusione di Internet porta a un incremento di 1,47 punti percentuali dell’occupazione giovanile». De Falco il suo è pronto a farlo.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE