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COSENZA – L’annuncio lo ha dato il Telegraph ed è solo un’anticipazione di quello che il sindaco Occhiuto dirà mercoledì a Roma, in occasione della conferenza stampa convocata con i rappresentanti della stampa nazionale ed estera presso la sala “Aldo Moro” della Camera dei Deputati. Partono gli scavi «per l’antico tesoro cercato dai Nazisti», scriveva ieri il corrispondente a Roma del Telegraph, Nick Squires.

Occhiuto si prepara infatti ad illustrare un “piano di lavoro”, sulle tracce del favoleggiato tesoro – 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento, compreso il bottino del sacco di Roma – con cui il re dei Goti sarebbe stato seppellito a Cosenza. Il piano prevede anche una prima attività di scavo tra Mendicino e Carolei, nell’area che secondo la famiglia Bosco custodisce i resti di Alarico. Lì tra le grotte degli Alimena, dirimpetto a colle Rigardi, Bosco trovò un altare e una croce incisa nella roccia. L’amministrazione comunale stima che per queste prime attività di ricerca serviranno circa 7 o 8 mila euro.

E confida di recuperare la cifra anche con il supporto dei privati e della Fondazione Carical. Prima, però, bisognerà occuparsi delle procedure burocratiche perché la proprietà dei terreni è privata. In parallelo, si procederà anche con studi cartografici, analisi geologiche e sondaggi con le camere termiche e i droni promessi da Luttwak per verificare la possibilità di estendere gli scavi ad altre aree. E la Sovrintendenza? Sarà informata quando si inizierà a scavare, fanno sapere da Palazzo dei Bruzi che si propone di chiedere il contributo degli archeologi dell’Unical nella sua attività. Va detto che nelle settimane scorse tanto la Sovrintendenza quanto diversi docenti dell’Università della Calabria sono sempre apparsi molto cauti rispetto all’ipotesi di una vera e propria campagna di ricerca archeologica. Perché la prima fonte letteraria che testimonia la morte e sepoltura di Alarico a Cosenza, nell’alveo del Busento e «con molte ricchezze», è il testo dello storico Jordanes che scrive però quasi centocinquanta anni dopo i fatti narrati. E altre fonti, invece, attestano che parte del bottino del sacco di Roma comparve a Narbonne, dopo la morte di Alarico, come dono di nozze del nuovo re dei Goti, Ataulfo, alla moglie Galla Placidia.

C’è poi chi dice che il vero tesoro stia nella ricerca stessa, per l’attenzione e la curiosità che attirerà Cosenza. È la posizione più volte sostenuta dal sindaco Mario Occhiuto e ribadita pure al Corsera e al Telegraph che nelle ultime quarantotto ore hanno dedicato ampi servizi alla ricerca del tesoro. Alarico e il suo tesoro, tra storia e leggenda, rappresenterebbero insomma per la città quello che il balcone di Giulietta rappresenta per Verona. «Verona – dice Occhiuto – non ha fatto la sua fortuna sul mito di Giulietta e Romeo? E Copenaghen con la Sirenetta? E Loch Ness con il mostro?».

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