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LA RICERCA del tesoro di Alarico entrerà nel vivo tra due settimane. La tabella di marcia di Palazzo dei Bruzi, che annunciando l’avvio della campagna ha conquistato l’attenzione della stampa internazionale e ora non vuole arretrare di un passo, segna l’avvio tra quindici giorni di rilevazioni non invasive nell’area del fiume Busento sfruttando il georadar. Una metodologia che è in grado di rilevare anomalie nel sottosuolo dall’analisi degli impulsi elettromagnetici immessi. Ovviamente poi si tratterà di interpretare questi dati.

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«Quelle prospezioni che avranno rilevato anomalie significative compatibili con la geometria presunta della camera sepolcrale di Alarico, camera sepolcrale che può raggiungere verosimilmente tra i 5 e i 7 metri di profondità, saranno prese in considerazione», spiega nella sua scheda tecnica Amerigo Giuseppe Rota, geologo e Componente del Comitato scientifico “Alarico”.

La campagna di rilevazioni, peraltro, avrà anche un altro scopo, fanno sapere dal Comune: quello di verificare la presenza nell’area di eventuali ordigni bellici sfuggiti finora alle bonifiche.

Non ci sono invece tempi certi sull’avvio della campagna di scavi a Mendicino, nelle grotte degli Alimena che custodirebbero, secondo i fratelli Bosco, le spoglie di Alarico. L’iter è più lungo, anche perché al momento non c’è una concessione di scavo ministeriale. Andrà richiesta, sulla scorta di progetto, prima di poter allertare specialisti e ditte.

Le fasi dello studio tecnico-scientifico redatto dal geologo Amerigo Rota sono quattro. Nella prima ci si è limitati all’analisi dei pochi dati storici disponibili: il testo di Jordanes che descrive la sepoltura di Alarico e del suo tesoro nel Busento e il percorso della via Capua Reggio che aveva a Cosenza una delle sue stazioni di sosta. Dunque i Goti sono stati costretti a passare da Cosenza, è stata la conclusione di questa prima fase, e la tomba di Alarico, seguendo Jordanes, sarebbe nell’alveo del Busento ai piedi di un monte. Nella seconda fase – quella del telerilevamento – sono state analizzate le immagini satellitari relative alle aree individuate nella prima fase. Nella terza, invece, si passa alle prospezioni geofisiche di dettaglio, sulla base dei risultati del georadar. La quarta fase – si prevede – dovrebbe infine essere quella degli scavi.

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