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La cerimonia di consegna dei premi nobel

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NON si considera un cervello in fuga Sergio Gaudio, il ricercatore calabrese – vibonese d’origine e palmese d’adozione – che da tre anni partecipa al progetto dell’osservatorio Ligo. Anche lui, insieme a 1.100 colleghi sparsi in vari Paesi, ha contribuito alla scoperta delle onde gravitazionali premiata dall’Accademia reale svedese delle Scienze con il Nobel a Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne. Gaudio ha lasciato l’Italia dopo la laurea in Fisica, conseguita a Parma, per trasferirsi al Boston college, dove ha ottenuto il dottorato di ricerca.

«Non era una fuga, volevo fare un’esperienza all’estero e sono stato fortunato ad ottenere quell’opportunità. Per il futuro non posso escludere, se si presenterà l’occasione giusta, di tornare in Italia» racconta al Quotidiano, in un’intervista pubblicata sull’edizione cartacea del Quotidiano del Sud, oggi in edicola. Dopo il dottorato ha trascorso alcuni anni in Italia, impegnato in progetti di ricerca tra la Sapienza di Roma, il Cnr e il centro Enea di Frascati, per poi trasferirsi di nuovo negli Stati Uniti e iniziare il suo lavoro di docente e ricercatore presso l’Università della California.

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Del sistema universitario del nostro Paese riconosce gli «sforzi enormi» che fanno i ricercatori italiani partendo da poco, in termini di risorse e finanziamenti, mentre negli Stati Uniti l’80 per cento di fondi stanziati per la ricerca è di natura pubblica. Impegnato in politica – è segretario Pd negli Stati Uniti – pensa che una riforma dell’università debba prevedere la possibilità per gli atenei di mettersi in rete. «Ora nasce lo Human Technopole, sarebbe bello realizzare qualcosa del genere anche per fisica». Potete leggere l’intervista completa sull’edizione cartacea del Quotidiano del Sud oggi in edicola o acquistandola dallo store digitale. Gaudio, però, non è l’unico calabrese impegnato nel progetto Ligo.

Tra i circa 200 ricercatori italiani coinvolti c’è anche il reggino Salvatore Vitale, oggi assistant professor presso il Ligo Lab del Mit a Boston. È lui l’autore di uno dei due algoritmi che ha consentito nel settembre del 2015 di rilevare la prima onda gravitazionale, un secolo dopo la teorizzazione di Einstein. Anche lui dopo la laurea in Fisica, conseguita a Bologna, è andato all’estero per il dottorato e non è più tornato. Prima Parigi, poi Amsterdam, infine Boston, nell’università di Rainer Weiss. Il Quotidiano del Sud lo aveva intervistato un anno fa, quando i dati rilevati da Ligo furono resi ufficiali (CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERVISTA A SALVATORE VITALE). Ad un ritorno in Italia, ci disse, proprio non pensava: «Nel nostro Paese i soldi per la ricerca sono pochi, e le condizioni per emergere sono limitate o inesistenti».

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