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Costabile, Inserra, Castiglione, Corona

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RENDE (COSENZA) – «L’antimafia abbia il coraggio, fin fondo, di farsi strumento sociale di lotta alla società delle disuguaglianze e della povertà. E’ ora di finirla con la retorica e gli spettacoli funzionali soltanto al potere dei palazzi romani». Così Ciro Corona, Presidente dell’associazione R-Esistenza Anticamorra di Scampia e leader della Rete delle R-Esistenze Meridionali, ha chiuso il suo appassionato intervento davanti agli oltre 200 studenti di Scienze dell’educazione dell’Università della Calabria, intervenuti per l’inaugurazione del 7° anno delle attività scientifiche del Laboratorio di Pedagogia della R-Esistenza.

Corona ha raccontato la storia del collettivo antimafia partenopeo, che compirà nel 2018 dieci anni di attività sociale, partendo dalla faida che ha insanguinato la periferia Nord di Napoli. La resistenza di Scampia, ha detto Corona, è il simbolo del risveglio del Mezzogiorno: «Basta con pianti e lamenti. Possiamo vincere la partita del nostro riscatto, facendoci Stato anche laddove Roma ha scelto di non esserci».

R-esistenza Anticamorra è stata, ha continuato Corona, una eresia che è diventata progetto di trasformazione dei territori. Al tal proposito, il leader dell’anticamorra di Scampia ha spiegato agli studenti le battaglie che hanno portato alla nascita del Fondo Amato-Lamberti confiscato al potente clan Nuvoletta-Polverino, e dell’Officina delle Culture Gelsomina Verde, una scuola abbandonata ridotta a ricovero dei tossicodipendenti del quartiere. «Oggi sono luoghi restituiti alla vita, ha chiarito Corona, in grado di produrre economia sociale e assistenza per i più deboli».

Sulla credibilità dell’antimafia si è speso il giornalista Michele Inserra, che ha posto l’accento con forza sulla necessità di avere comportamenti credibili e coerenti: «Denunciare è un dovere, e la lotta alla cultura mafiosa non può assolutamente prescindere da una condotta etico-sociale caratterizzata da rigore nei costumi esistenziali». La scrittrice Chantal Castiglione ha definito teoreticamente la categoria della disobbedienza pedagogica milaniana quale strumento per legare l’antimafia all’analisi delle grandi questioni sociali del Paese.

Giuseppe Spadafora, Presidente del Corso di laurea in Scienze dell’educazione e decano della Pedagogia meridionale, ha portato i saluti istituzionali all’incontro, discutendo l’opportunità teorico-pratica che gli educatori si facciano strumenti della giustizia sociale e vettori per l’affermazione dal basso di una cultura democratica.

Giancarlo Costabile, promotore del laboratorio di r-esistenza all’Unical, si è soffermato sulla centralità della Questione meridionale nello studio della genesi e dello sviluppo delle mafie: «Sono state il linguaggio del potere centrale che ha gestito la minorità delle nostre terre. L’antimafia borghese, pagata da Roma, è l’altra faccia della medaglia del crimine. La sua struttura argomentativa è funzionale soltanto alla legittimazione dello status quo, che significa, in poche parole, la persistenza del Mezzogiorno in una condizione di servitù semicoloniale».

Tutti gli interventi hanno messo in evidenza il legame osmotico che esiste tra capitalismo finanziario ed economia criminale: le mafie sono diventate la faccia esplicita del potere del turbocapitalismo. Il progetto di Pedagogia della R-Esistenza chiuderà il suo lavoro annuale a Scampia, nel mese di maggio 2018, con il 6° Forum della Rete delle R-Esistenze Meridionali, nel corso del quale sarà presentato il progetto di costituzione di una rete militante dell’antimafia sociale con una impostazione rigorosamente meridionalista e legata all’alternativa di società nei confronti dell’ideologia capitalistica.

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