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L'assemblea all'Università della Calabria

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RENDE (COSENZA) – Gli aspiranti rettori dell’Unical hanno tempo fino a martedì prossimo per presentare la propria candidatura, ma la campagna elettorale per l’elezione del successore di Gino Crisci è partita ieri dalla prima assemblea d’ateneo. Oltre cinque ore di dibattito in un’aula magna affollata in cui i tre candidati in pectore – in campo ormai dallo scorso autunno, con un tour dei dipartimenti completato da un pezzo e almeno un paio di incontri pubblici già affrontati tra Cosenza e Rende – si sono confrontati con la comunità accademica, raccontando l’Unical che verrà (sotto la loro guida).

NICOLA LEONE

Ordinario di Informatica, già membro del Senato Accademico e direttore del dipartimento di Matematica, Nicola Leone sogna «un’università di alto profilo scientifico, faro per il territorio». Leone parla, nel suo intervento d’apertura in assemblea, di governance trasparente, modelli chiari e regole condivise, una didattica da rilanciare favorendo l’interdisciplinarietà e con un occhio all’occupazione. Migliorare la vivibilità del campus, dice, passa anche dalla riduzione delle auto. «La mia proposta? Un sistema di parcheggi satellite collegati al campus con navette» spiega. Alla voce “terza missione” immagina un Centro d’ateneo per la formazione dei docenti delle scuole. Si impegna a garantire, dice, ascolto, condivisione e maggior spazio alle donne nella governance.

LUIGI PALOPOLI

Ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, direttore del dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica, membro del Senato e già consigliere d’amministrazione, Luigi Palopoli immagina un ateneo «che sia propulsore di sviluppo per il territorio com’è stato in passato». E, ancora, un ateneo «percepito come luogo di prassi democratiche» e come istituzione che operi tra le altre «senza essere lontana né servile». L’Unical, promette, si doterà di regole certe e note a tutti e lavorerà sulla progettazione e sulla programmazione, invece di rincorrere le emergenze. Sul passato, però, non spara a zero. «Alle istituzioni non si addice la tabula rasa, partiamo dal consolidato».

RAFFAELE PERRELLI

Latinista, senatore accademico, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e direttore del dipartimento di Studi Umanisti, Raffaele Perrelli propone al corpo accademico un rettorato «costituente». Ovvero un mandato che contrasti «lo strapotere di rettore e CdA» e dia «più forza» al Senato e «senso» alla democrazia. Nel suo giro tra i dipartimenti, iniziato a gennaio, Perrelli dice di aver raccolto alcune «cartoline». Qualcuna vuole portarla nel futuro, come la nuova consapevolezza che l’università sia una sola «perché non esiste differenza tra i saperi, tra le scienze esatte e quelle umanistiche». Nel passato, invece, preferisce lasciare «il profondo senso di ingiustizia e frustrazione per la mancanza di trasparenza».

IL DIBATTITO – Nei circa cinquanta interventi da 3 minuti che si sono alternati in assemblea c’è stato quindi chi ha già deciso di uscire allo scoperto – soprattutto il fronte che sostiene Leone, che ha collezionato endorsement da undici dipartimenti diversi – e chi per ora ha preferito tracciare l’identikit del proprio candidato o lasciarlo intendere («Tutti e tre hanno un alto profilo, ma credo si sia capito dove batte il mio cuore e la mia mente» dice Paolo Veltri, supporter di Perrelli). Più in generale a prevalere è stata una narrazione del «declino» dell’ateneo e del campus nell’ultimo sessennio.

«Questa università è tutto tranne che un campus» dice Roberto Bondì, colpendo Crisci in quello che sei anni fa era stato il cuore del suo programma elettorale. Le critiche investono l’internazionalizzazione, la lamentata assenza di trasparenza, il Centro residenziale. Qui si ripetono perlopiù doglianze sul Socrates, la foresteria a tariffa agevolata per docenti, ospiti e visiting professor, da lunedì però affidata a un gestore esterno con l’obiettivo di migliorarne i servizi. Singolare, forse, che nessuno abbia preso la parola per spezzare una lancia a favore del rettore uscente che è stato, per larga parte del dibattito, il convitato di pietra. Soprattutto nei minuti di replica finale in cui i candidati hanno precisato i propri rapporti con la governance attuale rispetto alla quale si presentano come alternativa pur avendola – in forme e momenti diversi – sostenuta.

«Nella prima parte del mandato Crisci ha governato con un consenso quasi unanime. C’ero anche io in quella maggioranza, anche se in posizione più defilata. Dissi no alla sfiducia, è vero, perché la ritenevo un atto lesivo per l’immagine dell’ateneo. Nella seconda fase del mandato, ho esercitato un ruolo di garanzia istituzionale e ho assunto una posizione indipendente: ne è prova il fatto che il rettore uscente non mi appoggia» spiega Nicola Leone. Diversa la posizione di Luigi Palopoli, fino a pochi mesi fa membro di quel Consiglio d’Amministrazione che è stato sempre l’organo in cui il rettore Crisci è stato più forte. Indicato dai più tra i fedelissimi dell’uscente e suo candidato, in premessa ricorda che si partirà «dal consolidato» e alla fine, se non ribatte agli attacchi alla governance, interviene però sul suo operato in CdA.

«Ho sempre esercitato il mio ruolo con equilibrio e rivendico con forza tutte le decisioni votate – dice – Inviterei a guardare i dettagli più che l’insieme». Infine Raffaele Perrelli, che in questi tre anni e mezzo è tornato più volte sulla sua rottura con Gino Crisci e che ieri – ribattendo soprattutto a Leone – ha chiuso la questione così: «La storia parla. Noi, e parlo ora ai miei amici, siamo stati pochi, felici, contro il rettore». La prossima assemblea è in programma il 5 giugno, mentre si andrà alle urne per il primo turno il 13.

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