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«I DICIOTTENNI di oggi sono come i quindicenni di ieri» spiegava una settimana fa uno studio della San Diego State University. Ovvero preferiscono posticipare le esperienze da adulti e allungare ancora un po’ la fase dell’adolescenza. Colpa degli agi e anche degli smartphone, spiegava la responsabile della ricerca, Jean Twenge, autrice peraltro di un saggio il cui titolo in italiano suona così “Perché i bambini iperconnessi di oggi stanno crescendo meno ribelli, più tolleranti, meno felici e completamente impreparati per l’età adulta”.

Non è proprio il ritratto, però, dei diciottenni che hanno partecipato alla prima fase della rubrica “Post Millennials” (LEGGI I DETTAGLI DELL’INIZIATIVA). Ragazze e ragazzi impegnati nel sociale, curiosi, interessati a quello che accade nella propria regione, pronti a prendere posizioni anche su tematiche scomode. A loro abbiamo chiesto di confrontarsi con i social media e di raccontarsi anche attraverso l’uso che ne fanno.

Il primo contributo arriva da Francesca Pignataro, 20 anni, studentessa del corso di laurea in Scienze politiche dell’Unical, attualmente a Lille per un periodo di studio all’estero presso l’Université catholique. Ecco alcuni stralci del suo intervento, apparso nell’edizione di venerdì 22 settembre. Per leggerlo in versione integrale si può acquistare la copia dallo store digitale cliccando qui.

SCOPRI I CONTENUTI DELL’INIZIATIVA “LA CALABRIA RACCONTATA DAI POST MILLENNIALS”

Gli effetti dei social sono in gran parte determinati dall’uso che noi decidiamo di farne, per questa ragione è importante educare ad un uso meno superficiale e più consapevole di tali strumenti, imparandone anche le regole (…). I social media potrebbero essere dei potentissimi mezzi per restare interconnessi con persone fisicamente distanti, e chi meglio di noi giovani in fuga potrebbe capirlo? (…) I social media però potrebbero anche essere dei validi strumenti per seguire in tempo reale ciò che accade nel mondo, in un periodo storico così denso di eventi. Eppure i social si trasformano e diventano mezzi attraverso i quali colmare la propria solitudine e le proprie incertezze, laddove ogni like sembra regalarci un pizzico di autostima in più.

In periodi delicati della propria crescita, come potrebbe essere l’adolescenza, i social possono addirittura essere usati per prendere le distanze dal mondo esterno e cercare la propria comfort zone in una community virtuale. Forse, lo deduco dalla mia esperienza personale, vivere in un contesto ricco di persone stimolanti e mentalmente aperte ci preserva da un simile rischio e ci aiuta a distinguere la comunità dalla community e ad attribuire il giusto peso ai social (…).

Il prossimo appuntamento con la rubrica “Post Millennials” è per venerdì 29 settembre.

Per partecipare al progetto puoi mandare una mail all’indirizzo mf.fortunato@quotidianodelsud.it

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