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COSENZA – «Giuvinò, mi c’ha minti ancuna cosa?». Cintuzzo fa(ceva) rima con Ninnuzzo e la sua edicola di Palazzo (degli Uffici), quando l’unico 11 settembre possibile era quello di Allende e dunque non poteva mica meritarsi una piazza. Giacinto da oggi non c’è più, basta cassettina di legno in cui gettare – o più spesso non farlo – la propria offerta per Sant’Antonio.

Cintuzzo e Sant’Antonio dell’orto (la strada lungo il Crati su cui caddero le bombe del 12 aprile 1943) erano da decenni un caso di brand religioso che alimentava leggende sul personaggio ben più succose dell’agiografia ufficiale: viene tutti i giorni a piedi da Carolei? O proprio da Sant’Antonio dell’orto? Ma se neanche guida…

Di certo nell’ultimo periodo, finito il “turno” della mattina – divenuto con gli anni l’unico – lui lasciava il pezzo di isola pedonale (sì, il corso Mazzini di Cintuzzo e Ninnuzzo esiste solo sugli elenchi telefonici ormai) e chiedeva passaggi all’altezza dell’intersezione con via Isonzo. Potevano passare anche mezze ore, che lui scandiva spingendosi sempre più in mezzo alla carreggiata. Molti battevano un colpo di clacson, pochi lo agganciavano, proprio come quelli che negavano l’offerta al Santo. E soprattutto a lui…Coppola inseparabile e abiti lisi sui toni perenni del grigio e del marrone, racconta (difficile parlarne al passato) la città degli abitatori delle “vineddre” cancellati dal flusso delle auto e delle parole virtuali. Oltre che dal cemento. Ora ci resta Silvano – un altro di quei cosentini “senza cognome” – in zona Santa Teresa e qualche matto più lucido di noi tutti risucchiati nel magma del caos veloce che non comunica niente e non porta a niente.

Eppure stamattina ci siamo fermati un attimo, davanti alle tastiere e agli Smartphone. Qualche lacrima. La notizia invade da ore le bacheche fb di cosentini “stanziali” ma anche oriundi inesorabilmente beccati dall’algoritmo. “Era la statua buona del Mab”, ha scritto Nunzio Scalercio alias il Webmastro, mentre Luigi Chiappetta, figlio del compianto Totonno, somma tristezza a tristezza pensando alle parole che il padre non potrà dedicare a Cintuzzo. Simboli di una Cosenza che non c’è più. Proprio come corso Mazzini.

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