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La folla presente alla giornata della memoria annualmente organizzata da Libera

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di GIANCARLO COSTABILE*

«SONO felice di spendere la mia vita a saldare la terra con il cielo», così parlava don Luigi Ciotti qualche anno addietro in un dialogo televisivo. Libera, una delle sue tante ‘creature sociali’, è il simbolo collettivo della nuova resistenza di questo Paese. E’ un’eresia diventata negli anni progetto sociale di cambiamento dal basso della società italiana, e nello specifico meridionale. Libera è Sud, nel senso che interpreta il bisogno di liberazione che attraversa i nostri territori aggrediti dal potere mafioso.

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Non era facile tenere accesa la fiammella della Speranza e del riscatto sociale a Sud di Roma. La Giornata della Memoria, finalmente istituzionalizzata il 21 marzo, è la celebrazione delle lotte antimafia che il Mezzogiorno, o parte di esso, ha combattuto in decenni di abbandono dello Stato. Sono mille, o quasi, i nostri caduti: senza il coraggio che, in tutti questi anni, don Ciotti ha fermamente dimostrato, del sangue meridionale non sarebbe rimasta traccia. Com’è accaduto su altre vicende storiche, ad esempio il Risorgimento.

La terra si è saldata con il cielo: la morte è stata strappata all’oblio, e la narrazione è diventata, lentamente ma costantemente, resistenza civile e sociale. Tantissimi beni confiscati alle mafie sono stati riqualificati e resi economicamente produttivi: in larga parte, i nomi di quelle cooperative, e dei loro fondi, sono dedicati alle biografie dei caduti in nome della libertà. La memoria non è mai stantia celebrazione del ricordo: è piuttosto pedagogia attiva perché nutre il terreno della coscienza popolare. L’Italia è un Paese profondamente duale: l’emigrazione dei giovani meridionali cresce da anni, senza soste.

La Costituzione, figlia della lotta partigiana, continua a subire sfregi quotidianamente. Il 21 marzo può diventare un nuovo 25 aprile. Questa volta da Sud, e dalla Locride. Chi ha familiarità con il cristianesimo conosce bene il linguaggio dell’annuncio. Non può essere un caso se l’istituzionalizzazione di questa giornata coincida con la scelta di fare della Calabria il luogo simbolo dell’appuntamento nazionale. Questa è l’ora del Sud: cielo e terra possono finalmente abbracciarsi, e non fare a pugni nella storia. Don Tonino Bello amava ripetere che «gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati». 22 anni di Memoria e impegno: la comunità di Libera e don Ciotti ci chiamano alla corresponsabilità.

Il Mezzogiorno ha la possibilità di chiudere i conti con il passato: il futuro è aperto. Non siamo più soli. Non siamo condannati a diventare ombre del passato: possiamo osare, perché cielo e terra si salderanno il 21 marzo. Nessuno ceda alla facile tentazione della paura: Sud può declinarsi in Noi. La pedagogia degli oppressi trova nuova linfa per costruire sentieri di emancipazione collettiva.

*Università della Calabria

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