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Non solo mare, ma tanti i tesori da scoprire molti dei quali di grande interesse archeologico

CHISSÀ quanti di voi sono ancora in vacanza nelle “caraibiche” località dell’Alto Tirreno Cosentino e chissà quanti sanno che oltre alle spiagge, al mare, ai murales e alle granite di cedro, l’area presenta interessanti evidenze archeologiche da visitare tra un bagno e l’altro.

Cominciando da Tortora, il comune più settentrionale della costa calabrese, compiremo oggi un breve tour tra storia, reperti e… salsedine. Partiamo dai confini della Calabria proseguendo in direzione sud. Si presenta a noi la collina del Palecastro, nel comune di Tortora, sulla cui sommità era stata edificata, tra il IV e il III secolo a.C., un’imponente fortificazione in blocchi litici squadrati, con tre torri a pianta semicircolare. Dopo varie indagini, gli studiosi hanno identificato la località con la città lucana di Blanda, conquistata dai Romani nel 214 a.C. Risalgono a questa civiltà i due templi a pianta rettangolare scavati al centro del pianoro. Qui vicino fu rinvenuta una base scritta dedicata a Manlio Arrio Clymeno, benefattore della città nel II sec. d.C.

In località S. Brancato venne alla luce una necropoli con tombe a fossa e corredi datati tra il VI e il V secolo a.C. Fu rinvenuta un’iscrizione in caratteri achei, ma in lingua italica, reimpiegata nel muro di una masseria nella stessa località. Sembra si tratti di un documento del popolo dei “Serdaioi”, con cui i Sibariti strinsero un patto, tramandato in una iscrizione rinvenuta nel santuario di Olimpia. Blanda fu una colonia latina potente e prospera, come si evince dai resti del Mausoleo di contrada Pergolo, un monumento funerario di tipo “a tumulo” unico in tutta l’Italia Meridionale. Le attestazioni archeologiche di questo territorio sono ricchissime e documentano le sue fasi di vita in tutte le epoche. Il Museo archeologico di Tortora custodisce reperti interessanti dell’area, come i corredi di alcune tombe caratterizzati da vasellame a figure rosse di produzione italiota e da vasi a vernice nera, anfore vinarie, grandi contenitori di derrate e oggetti in piombo. Lasciamo Tortora e proseguiamo sempre a sud, verso Praia a Mare. In località Dorcara, su un’altura che domina il paese, furono rinvenute alcune tombe a fossa della seconda metà del IV secolo a.C. I corredi erano composti da recipienti ceramici a figure rosse e a vernice nera e da ornamenti personali, tra cui fibule in bronzo e un anello d’argento. A pochi chilometri da Praia sorge Scalea, dove in località Petrosa è riaffiorato un insediamento risalente al VII-VI secolo a.C.

L’abitato arcaico era costituito da genti indigene che avevano stretto rapporti con i Sibariti e con gli altri navigatori greci del Tirreno. A Scalea, in località Fischia, è stata rinvenuta una villa del periodo imperiale (I-IV secolo d.C.) con pavimentazioni a mosaico e resti di sculture figurate (ora nel Museo Archeologico di Reggio Calabria).

Nel museo, situato nella Torre Cimalonga ammiriamo reperti che ricostruiscono la storia del territorio, dal Paleolitico fino all’epoca romana e che comprendono gli strumenti litici di Torre Talao del Paleolitico medio, gli oggetti della comunità insediatasi sul colle della Petrosa, i reperti degli insediamenti di località Foresta-S. Angelo risalenti al IV secolo a.C. e i ritrovamenti di Ponticello, di probabile epoca romana. Finito? Non ancora, proseguiamo alla volta di Cirella dove sono state ritrovate tracce risalenti al Paleolitico, una villa romana e i ruderi dell’abitato antico. Adesso abbiamo terminato davvero per oggi, ma a sud di Cirella altri siti archeologici ci aspettano. Sono quelli del Medio Tirreno cosentino, anch’essi da esplorare.

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