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Un momento dell'iniziativa

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RENDE (COSENZA) – Il primo nacque al “Nervoso” e all’epoca si chiamava centro sociale. Poi arrivarono quelli delle Maisonettes, dei Martensson e, più di recente, quello del nuovissimo quartiere dei Monaci. Oggi i Centri comuni sono otto e sono allestiti in tutti i complessi residenziali dell’Università della Calabria. Accanto ai centri storici – pur rafforzati nelle loro dotazioni – gli spazi comuni sono nati anche nei nuovi quartieri Molicelle, San Gennaro, Martensson B e Chiodo.

Sono centri affidati agli studenti residenti, che a metà marzo hanno eletto i comitati di gestione e che una settimana fa hanno ricevuto le chiavi delle strutture. Concepiti come spazi di aggregazione, i Centri hanno le stesse dotazioni a disposizione dei residenti: tv, calcio balilla, tavolo da ping pong, biciclette, sale riunioni o letture, scacchiere. Fuori dal singolo alloggio, insomma, c’è un quartiere da vivere.

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Mercoledì sera, ad esempio, il centro comune delle Molicelle era sold out per Napoli-Juve. E ieri al “Nervoso” si preparavano le tavolate per una cena pre pasquale. Il prossimo obiettivo ora è l’Unical Cup, un torneo sportivo tra quartieri per favorire l’incontro e la socializzazione anche attraverso la competizione. «I centri comuni sono spazi e strutture ulteriori che mettiamo a disposizione degli studenti, confermando il carattere speciale della nostra università: è un campus in cui si studia, ma è un campus anche che si vive. Luoghi di socializzazione, ma anche di integrazione: un quarto dei nostri alloggi sono destinati a studenti internazionali», dice il prorettore al Centro residenziale Luigi Filice, che ieri ha tenuto a battesimo, con giro inaugurale, gli otto centri comuni.

Con lui anche parte dello staff del Centro residenziale, Marcello Fiore (responsabile socialità e tempo libero), i rappresentanti degli studenti in CdA Diego Mazzitelli e Domenico Tulino. Presenti anche due ex presidenti dei centri comuni, Bruno Sanja e Luigi Iaquinta. «I centri comuni sono vita per il nostro campus – dice Iaquinta – Abbiamo lavorato insieme alla governance in questi due anni per ottenere questo importante risultato».

Il tour dal San Gennaro al Nervoso è servito anche per verificare lo stato dei centri e raccogliere eventuali richieste da parte dei ragazzi. La segnalazione più frequente? Non riguardava i centri comuni, ma le lavanderie: in tre quartieri i residenti hanno chiesto di aumentare (o prevedere, là dove la washing room ancora non c’è) la dotazione di lavatrici.

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