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SI CHIAMA “parental burnout” ed è il lato meno tenero e bello dell’essere genitori. Una sorta di esaurimento intenso, legato allo stress della quotidianità che può portare alcune mamme e alcuni papà a sentire una forma di distacco nei confronti dei figli e a sviluppare incertezze sulle loro qualità genitoriali.

È un problema diffuso ma forse poco affrontato e manifestato. Ne abbiamo parlato con Cecilia Gioia, psicoterapeuta presso il Sacro Cuore iGreco Ospedali Riuniti e presidente dell’associazione di volontariato Mammachemamme.

Cos’è il parental burnout?

«Prendersi cura dei propri figli è un compito che richiede molto impegno sia pratico che emotivo e può diventare, soprattutto in questo periodo pandemico, molto stressante. L’attuale contesto culturale agisce sulla genitorialità aumentando la pressione sui genitori, che sentono di dover essere sempre molto performanti. Questo continuo tentativo di essere non solo dei genitori buoni, ma addirittura perfetti porta questi ultimi ad esaurire tutte le energie. Questa sensazione di sfinimento è il parental bunrnout e genera nei genitori sofferenza, sensi di colpa e vergogna. I genitori in burnout provano una sensazione di sfinimento, fisico e psicologico, legato proprio al ruolo di genitore. È una condizione di stress che si manifesta con incapacità di connettersi emotivamente a se stessi e al proprio bambino o bambina, un atteggiamento distaccato e disinteressato verso i bisogni del proprio figlio o figlia e mancanza di fiducia nella propria capacità genitoriale che conferisce un senso di inefficacia e frustrazione».

Quali sono i segnali che ci fanno riconoscere questo stato di stress dei genitori?

«Stanchezza sin dalla mattina, sentirsi svuotati e passivi, percepire le incombenze pratiche ed emotive dell’essere genitori come insuperabili sono tra i primi segnali che indicano lo stress. La risposta a questo tipo di sensazioni è il distanziamento emotivo dal proprio figlio o figlia e la relativa riduzione delle interazioni limitate solo agli aspetti funzionali a scapito degli aspetti emotivi».

Che impatto può avere il parental burnout nella relazione genitore-figlio e nella coppia?

«Il distacco emotivo e il disimpegno porta a una riduzione della responsività genitoriale che può sfociare nella tendenza a diventare genitori rigidi, assenti e nei casi più gravi, palesemente maltrattanti. I figli di genitori con burnout possono sviluppare un attaccamento insicuro, con conseguenze psicologiche significative per il loro sviluppo. Inoltre, il parental burnout mina, la stabilità della coppia genitoriale, in quanto lo stress di un genitore va inevitabilmente a impattare anche sull’altro, alimentando la conflittualità di coppia e aumentando il rischio di separazioni e divorzi».

Quali consigli possiamo dare ai genitori?

«Crescere un bambino o una bambina è un compito molto impegnativo che richiede tanta energia emotiva e fisica e una adeguata rete sociale. I genitori devono sapere che la cura di sé fa bene al bambino e alla bambina e che quando si sentono gravemente sfiniti, possono rivolgersi agli psicoterapeuti esperti di genitorialità. È necessario inoltre informare i professionisti della salute e dei servizi per l’infanzia del parental burnout in modo che possano diagnosticare accuratamente e fornire ai genitori l’assistenza più appropriata. Ricordiamoci che non possiamo dare ai nostri figli quello che non abbiamo, ecco perché è necessario per noi genitori fare il possibile per ritagliarci momenti di tranquillità per ritrovare le energie necessarie ad affrontare la vita di tutti i giorni, ridurre le aspettative verso noi stessi aspirando a diventare dei genitori “sufficientemente buoni” e riconoscendo con consapevolezza l’importanza dell’ascolto dei nostri bisogni».

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