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Chiatto festeggiato come allenatore dalla sua squadra di ragazzi al costruendo campo di calcio di Santa Teresa

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SERGIO Chiatto con i suoi 73 anni è cosentino illustre per la città ma anche oltre.

Uomo di sport (tra i tanti meriti l’impegno da scopritore di giovani calabresi), primo laureato dell’Università della Calabria, accademico cosentino, deputato di storia patria, dirigente bancario della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, rotariano di alto livello, studioso di dialetto e archivista di straordinario puntiglio per metodo e catalogazione. Una vita intensa.

Il professore Giuseppe Trebisacce, docente universitario e studioso di pedagogia, nella presentazione del volume edito da theWrite “Sergio Chiatto. Una vita all’insegna di sport e sapere” ci ricorda che l’autobiografia è diventata uno dei topoi dell’odierna ricerca.

Chi frequenta la lettura sa che gli Annales francesi la considerano un puntello decisivo per la storia fatta dal basso.

Il libro è invece nato su sollecitazione dello storico Antonello Savaglio che, incontrandosi con l’autore nello studio di Gustavo Valente (quanto dobbiamo alla ricerca di questo prezioso intellettuale), gli sollecita una biografia documentandola con giornali e testimonianze perché sin da Erodoto e Tucidide “gli eventi storici sono propriamente quelli di cui si è testimoni oculari o che vengono raccontati da chi li ha vissuti di persona”. O per dirla in maniera pop come la canta e la racconta Francesco De Gregori: “La Storia siamo noi”.

Sergio Chiatto
Sergio Chiatto

Quindi il buon Chiatto, complice il lockdown, si è chiuso tra le sue amate carte e ha dato alle stampe un grande album della sua vita. Non per soddisfare il suo Io ipertrofico ma per regalarci un grande racconto collettivo, bello da leggere, guardare, tenere sullo scaffale per consultare l’elenco di nomi e luoghi che costellano la pubblicazione.

Le trecento pagine sono organizzate per capitoli che sulla sinistra riportano i testi e sulla destra le riproduzioni anastatiche che documentano le vicende. Non manca un repertorio fotografico preziosissimo per accuratezza di scelta, didascalia e fonte.

Un album da lessico familiare che parte dai propri nonni, scende rapidamente per i genitori, dal papà Beniamino, docente dell’Agrario e la mamma Jole Pizzuti, celebre maestra d’altri tempi, non a caso ricordata nella toponomastica cittadina con intitolazione di due biblioteche, da uno scrigno della Città dei ragazzi e da una borsa di studio.

Jole, era tra l’altro, sorella di Guido e Gabriele, il primo elzevirista cosentino di un certo spessore, il secondo autore di una storia della Calabria che andrebbe recuperata, mentre anche la sorella Lidia ha avuto intitolata un’altra scuola cosentina.

Una famiglia di educatori che ha forgiato bene Sergio Chiatto che allinea le sue foto dalla culla ad oggi, schierando testi di ricordi dei suoi docenti, le rilevanti documentazione che si registrarono per il suo essere stato il primo laureato all’Unical, con il preciso orologio degli anniversari nel tempo che lo hanno sempre messo in pagina come il primo di un’illustre schiera.

Con zelo è documentato l’impegno culturale e di ricerca storica con pubblicazioni dedicate al paese di origine, Lago, e ad Amantea, dove Chiatto ha vissuto per lunghi anni.

Le paginate del nostro Quotidiano e di altri giornali non si contano. Molte firmate dallo stesso Chiatto e belle da rileggere ma anche per ammirare la grafica del tempo, raffinata, e che oggi guardiamo con la consapevolezza che il mondo è cambiato.

Sergio Chiatto e l’allora sindaco di Cosenza Pino Iacino

Tra le foto dello stadio Morrone e dei festeggiamenti a Santa Teresa per una vittoria della Boca sono inseriti altri must di Chiatto.

Ha iniziato ad allenare nelle squadre giovanili a 17 anni (credo che sia un record imbattuto). Dal 1966 al 1982 è difficile tenere il conto dei titoli vinti dalle sue squadre (documentate in una pubblicazione specialistica, a fascicoli del nostro Quotidiano) ma anche arbitro federale e non è mancata l’attività giornalistica nel glorioso “Giornale di Calabria” di Piero Ardenti.

E poi i campioni scoperti in quelle squadre dai nomi sudamericani e qui ci piace declinare Giancarlo D’Astoli, Sandro Crispino, Salvatore Garritano puntero in serie A di Ternana e Torino, il bomber di periferia Tucci.

Un mondo tutto da rievocare quello di Sergio Chiatto che bene ha fatto a inserire anche la lettera scritta dalle figlie per i suoi 70 anni, aggiungendo le emozioni familiari che sono il sale della vita.

Segnalo anche due preziosi inediti della pubblicazione.

Per restare al calcio una relazione letta ad un convegno dedicata al calcio giovanile nella sua evoluzione negli anni Sessanta, dai campetti di quartiere ai campionati della Morrone. E il testo di una conferenza tenuta all’Accademia cosentina dedicata a Nicola Misasi. Letterato celebrato da De Sanctis come una sorta di Byron e oggi forse troppo dimenticato.

Ma non immaginate Sergio Chiatto come un intellettuale da tempo scomparso. Egli è sempre stato immerso nel tempo attuale. Ne ho trovato un simpatico riscontro nell’incontro in redazione per ricevere la pubblicazione. Mi mostra il mio recente libro. Penso lo abbia portato per avere una dedica. Invece, lo ha appena ricevuto in regalo da un suo allievo di calcio, Virgilio Caruso, e nella dedica c’è scritto: “A Sergio Chiatto che tanto ha formato noi ragazzi di Cosangeles”.

Accademico sì, ma anche padre nobile di chi ha vissuto, giovane, Cosenza al tempo dei Beatles e dei Rolling Stones.

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