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Francesco Augieri

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RENDE (COSENZA) – L’Università della Calabria ha consegnato alla sua famiglia un attestato di merito. Perché Francesco Augieri le aule dell’Unical le aveva frequentate per due anni, da studente di Biologia. Ma soprattutto per sottolineare il valore di un gesto di solidarietà e amicizia che al ragazzo è costato caro.

Sono passati tre anni dalla tragica notte in cui il ventitreenne cosentino ha perso la vita nel tentativo di difendere un amico vittima di aggressione, ma il senso di amarezza per quell’episodio drammatico, che ha sconvolto l’intera cittadina di Diamante, ancora non si estingue. E si legge sui volti dei compagni che erano presenti alla cerimonia, e della famiglia, che da allora si è chiusa in un accorato riserbo.

«Oggi per me questa commemorazione è molto importante, perché avviene nella sede dell’Università della Calabria a cui Francesco era particolarmente legato, e dove avrebbe voluto realizzare il suo sogno di diventare ricercatore», ha detto il padre Dario Augieri nella lettera di ringraziamenti rivolta alla platea del centro congressi Andreatta, alla presenza del sindaco di Rende Marcello Manna, della pro-rettore Patrizia Piro, del direttore DiBEST Giuseppe Passarino e delle professoresse DiBEST Alfonsina Gattuso e Liliana Bernardo.

«Mi preme evidenziare – ha proseguito Augieri – che il calore dimostrato dalle istituzioni oggi rappresenta una grandissima affermazione dei valori inviolabili della vita e della solidarietà umana, in risposta ad ogni forma di violenza, dalla più trascurabile alla più grave, come quella di negare e spezzare la vita di una persona».

“Per il lodevole impegno e la partecipazione alla vita universitaria” recita la pergamena dell’Unical. Ma Francesco, ricorda il professore Passarino, era molto di più di uno dei tanti studenti che hanno affollato le aule del dipartimento di Biologia: «Era bello, pieno di vita, pieno di amici. Qui da noi il suo passaggio non è stato soltanto aleatorio; lo abbiamo accolto, seguito, ma soprattutto amato».

Nel dicembre 2019 la città di Diamante aveva intitolato al ragazzo accoltellato mortalmente la notte del 22 agosto 2018, in una delle strade più importanti del centro storico, il ponte Corvino.

Un riconoscimento che, ha specificato lo stesso Passarino, rende simbolicamente l’idea di quello che Francesco riusciva a fare: «Unire le persone, proprio come il ponte unisce le due rive del fiumiciattolo diamantese».

Oggi nel ricordo di chi resta lui è il ragazzo degli slanci appassionati, dei gesti generosi, dell’aiuto disinteressato a chi ha bisogno. Nella consapevolezza, seppure amara, che, come ha detto la pro-rettore Piro, «la vita regala il miracolo dell’amore che va oltre la fisicità, che continua anche nell’assenza».

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