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I vulcani al largo di Diamante

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RENDE – Ha avuto notevole risonanza lo studio effettuato di recente sul complesso vulcanico intrusivo a largo delle coste calabresi. E ieri mattina, all’Unical, se ne è parlato con lo specialista dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Riccardo De Ritis, durante un seminario dal titolo “Il complesso Diamante-Enotrio-Ovidio: vulcanismo pleistocenico lungo il margine settentrionale dell’offshore calabro”.

Studi condotti dall’università di Palermo, Messina e Catania e dalla Sapienza di Roma, assieme all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), hanno dimostrato la natura vulcanica delle tre montagne sottomarine: Diamante, Enotrio e Ovidio, che giacciono in prossimità della costa della città di Diamante.

Attorno ad essi, è stato individuato anche un complesso magmatico intrusivo di ampie dimensioni. Dalle ricerche, si è stabilito inoltre che l’attività vulcanica non sarebbe più antica di 780 mila anni e non più giovane di 20 mila anni.

«Ciò che ha portato ad identificare questo complesso vulcanico – spiega De Ritis – sono state principalmente le anomalie magnetiche riscontrate». L’analisi del campo di anomalia magnetica è un’indagine non invasiva che misura il campo magnetico terrestre il quale è dotato di diverse componenti, come quella crostale. Proprio questa è dovuta alla presenza di rocce magnetiche di diversa natura, ma in un contesto non magnetico come quello dell’offshore calabro, con la presenza delle Eolie e di altri elementi vulcanici, è da associare all’esistenza di materiale intrusivo vulcanico o di vulcani veri e propri. Attraverso tecniche di batimetria, sismica a riflessione e tomografia sismica oltre alle anomalie magnetiche, si è determinata la presenza di numerosi corpi magmatici a diverse profondità, che risalendo fino al fondale marino hanno dato vita ad edifici vulcanici in questa vasta area delle coste calabresi.

«Un complesso non solo vulcanico ma anche intrusivo» – sottolinea De Ritis – la cui natura non era nota, e che si pone nel suo lato più orientale al termine della catena del Palinuro. Recentemente, attraverso sezioni sismiche, si è riscontrata la presenza di un altro edificio in prossimità delle coste di Diamante, di natura vulcanica dubbia inizialmente e ora verificata, al quale è stato dato il nome di Scalea dai ricercatori stessi.

«Non potevamo chiamarlo Diamante bis, perciò abbiamo utilizzato il nome del paese più vicino – afferma De Ritis – non è ancora nel database, ma potrebbe essere cura di qualcuno farlo battezzare, perché edificio importante, che presenta le dimensioni del Vesuvio».

Le indagini proseguono. «Esistono altre sezioni sismiche che stiamo ancora analizzando e mi piacerebbe pianificare dei rilievi ad hoc più sottocosta». Potrebbe esserci un nesso con il calore delle acque delle Terme Luigiane, con il termalismo. Ma è tutto da verificare.

All’incontro con De Ritis, anche il rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci e il sindaco di Rende, Marcello Manna. Entrambi soddisfatti di questo seminario su uno degli argomenti cardine della geologia calabrese. Un seminario avviato in collaborazione con la sede dell’Ingv di Rende, il cui responsabile Piero Del Gaudio ha assicurato continuità di collaborazione con l’Unical e il Comune di Rende.

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