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Fabio Concato

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COSENZA – Rende, Cinema teatro Garden, questa sera è tutto pronto per il concerto di Fabio Concato. È l’unica tappa calabrese del “Musico Ambulante Tour 2022” ed è l’anteprima speciale di “Primo Atto”, la nuova rassegna promossa dall’Associazione Culturale “Novecento” con la direzione artistica di Benedetto Castriota e realizzata con il sostegno della Regione Calabria.

Data la notizia, non resta che scrivere l’intervista abbastanza spontanea e originale che il cantante milanese ha rilasciato alla nostra testata. Fare una chiacchierata telefonica con Fabio Concato è un piacere. Del resto come le sue canzoni mai, negli anni, andate fuori tempo o fuori moda.

Ci siamo lentamente presi il tempo di riflettere sulla vita e sul momento storico che il mondo sta affrontando e non è mancato il tempo per confessare, per la prima volta, che “Fiore di Maggio è una canzone che non mi convinceva affatto…”. Ma da quella canzone nasce il mito Concato. L’appuntamento telefonico è fissato per le 16 di un pomeriggio freddo di gennaio. Fabio si meraviglia per la puntualità: “Pronto… ma ti sei comportato proprio come un milanese eh… puntualissimo…!”.

Si parte, ma senza fretta. Non c’è frenesia nelle risposte del Concato nazionale e in ogni parola c’è un ragionamento, uno spunto giusto per creare un titolo o altro.

La pandemia, i contagi, ma per fortuna si sale sul palco. Le luci si abbassano e inizia il concerto. È questa la tua felicità?

«Posso dire chiaramente che il canto è la mia migliore medicina. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un momento pazzesco che purtroppo dura da due anni, ma già prima dell’estate ho avuto modo di ritornare a viaggiare con la mia musica. Ci sono concerti che saltano e date che si recuperano. Il mio grande rammarico è a volte non poter suonare nei posti che amo di più che sono i Jazz Club».

Posso vedere il tuo Green pass?

«Prego, fai pure. Mi sono vaccinato per ben tre volte. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, ma adesso bisogna piano piano ritornare a vivere. Di questa storia abbiamo tutti sottovalutato l’aspetto emotivo e psicologico. È una pressione quotidiana non facile da gestire».

Parliamo di musica. Il concerto di venerdì 21 gennaio: che tipo di spettacolo porterai a Rende?

«È uno spettacolo pop e nello stesso tempo molto semplice con il mio quartetto storico (Ornella D’Urbano, Gabriele Palazzi Rossi, Stefano Casali e Larry Tommasini): non ho mai amato cercare di stupire il mio pubblico con effetti speciali. Mi definisco un cantante profondamente anarchico e libero da ogni tipo di schema. Salgo sul palco e canto».

La tua libertà ti ha tenuto lontano da una kermesse storica come quella di Sanremo. Da spettatore e anche da addetto ai lavori cosa pensi di questa vetrina?

«Penso tutto il bene possibile. E lo seguirò anche quest’anno. Ragazzi, ma vi rendete conto che da Sanremo sono riusciti a spaccare il mondo, con la loro musica rock, “I Maneskin”? Per me questo è un risultato straordinario. Per quanto riguarda la mia partecipazione, ho già affrontato quel palco per due volte. Senza dubbio una grande emozione e mi rendo conto che per i giovani è un trampolino di lancio abbastanza importante».

Possiamo dire la stessa cosa per i Talent?

«A questi giovani cosa resta? Il Talent è una grande opportunità. Bisogna gestire bene il momento del successo perché in un attimo puoi anche scomparire, ma adesso chi può negare che Maria De Filippi è la donna che scopre i talenti?  Poi ci sono le case discografiche appollaiate ad aspettare il momento giusto e adesso la vita va così…»

Quante domeniche bestiali hai trascorso nella tua vita?

«Tante. Le partenze da Milano per le gite “fuori porta” al lago sono rimaste nel mio cuore.  Con i miei genitori prima e con mia moglie dopo. In fondo “domenica bestiale” è la canzone che ho dedicato proprio ad Elisabetta, l’amore della mia vita».

Il testo a cui sei più legato?

«Ti devo confessare che dopo tanti anni adesso faccio fatica a cantare Gigi. L’ho dedicata a mio padre e mi emoziono più di prima… in questa canzone ho dato tutto. Questo è il testo a cui sono più legato».

Cosa ti piace del tuo pubblico?

«Di certo ho un pubblico trasversale. E quando vedo le ragazze di 25 anni che cantano le mie canzoni sono stranito, ma è un grande piacere, naturalmente, vedere tanti giovani ai miei concerti. Sono loro che mi danno la carica giusta per continuare a restare su quel palco».

Concato fuori dal palco. Nei giorni del primo lockdown sei riuscito ad esibirti ai fornelli?

«Poco e niente. Vi confesso che sono anche nauseato da tutti quei programmi in tv dove escono fuori continuamente padelle e mettono nei piatti robe incredibili. Mi piace esser coccolato e in cucina ci pensano gli altri».

Fabio Concato, candidato a Presidente della Repubblica, vogliamo lanciare questa proposta?

«Non male come idea. Ritorno serio. Questo è un momento molto delicato per l’Italia. Sono rimasto molto colpito dal grande tributo e l’ovazione ricevuta da Mattarella alla Scala di Milano. In quel momento praticamente l’intera nazione ha chiesto a lui un bis. Adesso vedrei bene una donna. Può essere una buona sintesi e una grande soluzione».

L’ultimo libro letto?  

«Sto leggendo “La Bastarda” di Violette Leduc. È una scrittrice che non conoscevo e devo dire che è molto brava e poi sto leggendo anche Antonio Manzini che come saprete è uno degli scrittori gialli più in voga nel panorama italiano».    

Ritorni in Calabria, proviamo a fare uno spot per la nostra regione firmato da Fabio Concato?

«Calabria, terra da amare. Da voi è tutto bello e poi quando arrivi in Sila trovi un panorama naturale che mette i brividi. È una terra da amare anche perché è meravigliosa la gente di Calabria. Ho tanti amici calabresi che frequento anche a Milano e sono persone splendide. L’unico problema che ho in Calabria è uno soltanto, la tavola. Se resto più di tre giorni sono un uomo finito… piacevolmente finito».

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