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Un momento dell'evento

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MONTALTO UFFUGO – Dall’Italia all’Argentina, dagli Stati Uniti all’Australia, passando per l’Africa e attraversando tutti i continenti in un gioco di musica, luci, suoni colori e soprattutto danza con un messaggio chiaro e forte: dire no al razzismo perché “Siamo figli della stessa terra”. Questo in sintesi quello che ha voluto trasmettere l’Accademia della danza di Simona Altomare nel suo spettacolo “Il giro del mondo in 80 minuti”, che ieri sera al Teatro Auditorium Unical, ha riscosso un grande successo.

Il pubblico è stato attratto dalle note dei vari Paesi sulle quali hanno danzato i ballerini “dell’Accademia della Danza”. Il tutto attraverso il viaggio su una mongolfiera di una bimba, che nel discriminare una sua compagna di classe, si addormenta e viaggia assieme alla sua guida in tutto il mondo. È cosi che la piccola fanciulla viaggia attraversando paesi e città e passando dal Can Can del Moulin Rouge di Parigi al tango dell’Argentina, dalle musiche napoletane come ” ‘O sarracino” o al Rondò Veneziano ai ritmi africani e indiani.

GUARDA IL VIDEO DELLA CHIUSURA DELLO SPETTACOLO
CON LA STANDING OVATION DEL PUBBLICO

I costumi e i vestiti hanno arricchito il palco trasportando il pubblico in un viaggio fantastico per tutto il globo. È stato un crescendo di emozioni fino a toccare il massimo nella parata finale di tutti i danzatori, sulle note di Heal the world di Michael Jackson, quando i ballerini sono entrati accompagnati per mano dai ragazzi dello Sprar di Montalto Uffugo provenienti da vari paesi dell’Africa.

Mentre sfilavano le bandiere di tutti gli stati del mondo, gli applausi misti a lacrime di commozione e a standing ovation hanno chiuso il sipario su uno spettacolo unico nel suo genere. Simona Altomare oltre ad insegnare la danza ha educato i ragazzi, e il pubblico, attraverso un profondo messaggio di solidarietà, integrazione e gridando forte “no al razzismo”.

Gli abbracci sul palco tra i giovani ballerini e i ragazzi dello Sprar di Montalto Uffugo, senza distinzione di origine o razza, sono stati la testimonianza di un obiettivo centrato, perché come ha detto, in conclusione, la bambina che ha fatto da filo conduttore a tutto lo spettacolo «non è il colore della nostra pelle o le nostre origini a renderci diversi, siamo figli della stessa terra. Il pregiudizio è figlio dell’ignoranza, nessuno è nato odiando qualcuno per il colore della pelle o il suo ambiente sociale o la sua religione; le persone odiano perché hanno imparato ad odiare, e se possono imparare ad odiare, possono anche imparare ad amare».

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