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CATANZARO- La Corte d’Appello di Catanzaro ha ridotto la pena a Pietro Lamberti, il 60 enne impiegato presso i servizi sociali del Comune capoluogo accusato di violenza sessuale ai danni di una bambina di 11 anni. Lamberti era stato condannato a 5 anni, ma la Corte d’Appello, chiamata a esprimersi dalla Cassazione, ha rideterminato la condanna, riducendola a 4 anni, 6 mesi e 20 giorni. A dicembre scorso la Corte di Cassazione, infatti, aveva individuato un’attenuante nell’accondiscendenza della vittima a consumare rapporti sessuali con l’imputato, arrivando così ad annullare la condanna a 5 anni di reclusione per ben due volte inflitta a Lamberti (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Lomonaco), e rispedendo gli atti alla Corte di appello di Catanzaro. I giudici Maria Vittoria Marchianò (a latere Maria teresa Carè e Ippolita Luzzo), inoltre, hanno sostituito la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici con una interdizione di 5 anni. 

 

LA STORIA – Era l’11 febbraio del 2011 quando, al termine del giudizio abbreviato che gli valse lo sconto di pena di un terzo, il giudice dell’udienza preliminare sentenziò una condanna a 5 anni di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena, oltre che la condanna a risarcire le parti civili – il Comune di Catanzaro revocò la sua costituzione avendo accettato l’offerta di 5.000 euro fatta da Lamberto a titolo di ristoro dei danni subiti dall’Ente – di 7.000 euro ciascuno ai genitori della giovane parte offesa, 5.000 euro al fratellino e 40.000 euro in via provvisionale alla bambina oggetto della violenza. Da febbraio ad ottobre. A distanza di otto mesi esatti – era il 10 ottobre del 2011 – la Corte d’appello di Catanzaro confermò quella condanna, ma poi la pronuncia della Cassazione, alla quale si era rivolta l’accusa, dette vita al processo d’appello bis. Fu proprio la Suprema Corte a riaprire il caso di Pietro Lamberti, annullando con rinvio la sentenza di condanna a 5 anni di reclusione per ben due volte inflitti all’uomo e ordinando un nuovo processo davanti alla Corte di appello di Catanzaro. Fece di più. La Cassazione parlò di “tenuità del fatto”: secondo i giudici della Cassazione i due erano innamorati. “Se un uomo di 60 anni va a letto con una ragazzina di 11 è reato, ma ci sono delle attenuanti se fra i due amanti c’è “amore”. Clamore e scalpore per una decisione che fece indignare i più e proiettò il caso sulle cronache nazionali. Lamberto era stato tratto in arresto in flagranza per pedofilia nel giugno 2010, dopo che, secondo quanto reso noto dagli inquirenti, era stato sorpreso in atteggiamenti che sarebbero stati inequivocabili con una bambina di 11 anni, con la quale si era appartato in una villetta nella sua disponibilità che si trova a Roccelletta di Borgia (Catanzaro), dove gli uomini della Squadra mobile di Catanzaro avevano fatto irruzione. Le indagini erano state avviate dopo la segnalazione della madre della bambina, insospettita dagli strani atteggiamenti della figlia, che, fra l’altro, non voleva andare più a scuola. L’addetto ai servizi sociali scelse poi il silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari, che, come richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica titolare delle indagini, dispose a suo carico la misura cautelare della custodia in carcere in isolamento. La misura fu, infine, sostituita con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari, per incompatibilità delle condizioni di salute dell’imputato con il regime carcerario.
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