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MOLOCHIO – Dal cuore dell’Aspromonte al centro dell’Italia. Nonno Salvatore Caruso non finisce mai di stupire per la sua straordinaria vitalità. 110 anni il 2 novembre, 800 chilometri in auto, da Molochio a Perugia, per essere presente alla laurea del nipote che porta il suo nome. «Non potevo mancare».

Il nipote: «Che gran regalo mi ha fatto!» Salvatore ha conseguito la Laurea Magistrale in Biotecnologie Agrarie e Ambientali ed è orgoglioso «per avere avuto il nonno ultracentenario accanto in un giorno così importante». Un privilegio raro, probabilmente senza precedenti. «Che fortuna avere questo nonno. Così affettuoso. Così forte. Così generoso». Felice anche la fidanzata di Salvatore, Alda Attinà che sempre a Perugia si è laureata in Scienza della Nutrizione Umana. La foto -ricordo è un racconto d’amore. Il sorriso splendido dei neolaureati che guardano felici al futuro e al centro il nonno-quercia, uscito indenne da cento tempeste: dalla terribile epidemia della “spagnola” alle due grandi guerre. Una presenza rassicurante. Nonno-nipoti, più di 80 anni di differenza, generazioni solo anagraficamente lontane, perchè unite fortemente dall’interesse per lo studio. Più cultura, più libertà.

I tragici eventi del primo Novecento e la morte del padre avevano impedito al nonno di seguire gli studi regolarmente . Salvatore ed Alda hanno concretizzato quello che l’ultracentenario sognava di poter fare quando era giovane. E per questo si è fatto forza e ha raggiunto con il figlio Ottavio, la nuora Grazia e il nipote Giovanni la lontana Umbria. «Eccoci». E ha commosso tutti. Oggi il nonnino della Calabria spegnerà 110 candeline. «Un bel traguardo» dice. «Spero di vivere ancora a lungo», aggiunge. Felice ed emozionato quando ha ricevuto le prime cartoline di auguri da Torino e da Firenze. Le tiene in mano, le gira e le rigira, legge e rilegge «Al nonno d’Italia». «Guai a toccargliele», ci dice il figlio Ottavio che come ogni anno sta preparando la festa con la moglie Grazia ed i figli Salvatore e Giovanni. Nonno Salvatore è uno dei pochi casi di “lunga vita in buona salute” che la comunità scientifica mondiale da anni sta studiando con molta attenzione. Studiosi di fama hanno cercato di capire il segreto della sua longevità . Tra questi spicca il professore Valter Longo , 48enne biogerontologo , figlio di emigranti di Molochio (lo stesso paese di nonno Salvatore) che in questo campo è un’autorità mondiale. Guida l’Istituto per la Longevità dell’università di Los Angeles e dirige il programma di Longevità e Cancro all’ Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) di Milano, dove i ricercatori sono impegnati nella “sfida della senilità”.

Il professore Longo continua a mantenere la cattedra americana.«Faccio avanti e indietro, sono un cervello senza frontiere in cerca di problemi da risolvere», spiega in una intervista al Corriere della Sera. Da Genova agli Stati Uniti, attratto dal jazz. «Sì, proprio così. A 16 anni ho attraversato l’Oceano, per imparare a suonare jazz. Ho ultimato le scuole secondarie a Chicago e poi mi sono laureato in biochima all’ Universita del Texas. Ho ottenuto il PhD da UCLA (Los Angeles) dove ho fatto anche un master in Patologia. Quindi il post-dottorato in neurobiology alla University of Southern California. Qui sono adesso professore di Gerontologia e Scienze Biologiche nonchè Direttore dell’Istituto di Longevità, uno dei principali centri di ricerca sull’ invecchiamento al mondo. Negli anni Sessanta c’era già il primo centro di ricerca dedicato alla frontiera più affascinante della medicina. Per studiare il caso di Salvatore Caruso, il professore Longo ha lavorato anche in collaborazione con Giuseppe Passarino dell’Universita della Calabria e Mario Mirisola dell’Universita di Palermo.

Ogni anno ritorna a Molochio, dove ci sono i parenti .«Ho visto Salvatore ad agosto. Mi è sembrato abbastanza in forma, considerati i suoi 110 anni». Come sempre il nonnino continua a guardare senza occhiali la tv e non si perde un telegiornale .«Bisogna essere informati». Segue le trasmissioni che si occupano dei fatti di cronaca insoluti. «Fin dall’inizio ha detto che Melania era stata uccisa dal marito”, ricorda la nuora Grazia Franco. Consulta senza problemi l’orologio da polso e con il telecomando sceglie i programmi . Qualche problema invece con l’udito. bMa usa le cuffie, così non disturba chi sta nella stanza. Legge quotidiani e settimanali: ha tutta la collezione di Cronaca Vera, fin dal primo numero. Ha scritto libri e ama la musica. Suona la chitarra, canta le celebri melodie di un tempo, accompagnato spesso dal nipote Giovanni.

«Ci divertiamo, il nonno è simpaticissimo. Durante una delle tante “visite di studio” si è messo a cantare con il professore Longo nelle vesti di chitarrista». A giugno 2015 sono stati pubblicati dalla rivista scientifica americana Cell Metabolism i risultati della ricerca condotta proprio dal gruppo diretto dal professore Longo su una dieta che ci farebbe vivere più a lungo. «Il digiuno migliora la salute, combatte l’invecchiamento e, in prospettiva, allunga la vita. L’affermazione non è più soltanto una battuta dei nostri nonni o di qualche saggio dalla vita ascetica ma il frutto di una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Cell Metabolism», ha scritto il Corriere della Sera, che ha intervistato il professore Longo. «Periodi prolungati di digiuno, correttamente gestiti dagli specialisti – ha detto-, innescano cambiamenti nel sistema immunitario e una sua rigenerazione, stimolando il rinnovamento delle cellule staminali». E poi: «Ho capito come possiamo invecchiare meglio studiando i lieviti e non mi stupirei se fra 50 anni la vita media fosse intorno ai cento anni. I 120 anni sono la meta possibile, raggiungibile. Già ora il numero dei centenari sta crescendo con grande velocità». Dai lieviti le indagini sono continuate sui topi e infine sull’uomo. «Per sei mesi abbiamo sottoposto i volontari a periodi di digiuno di quattro giorni rendendoci conto che il sistema immunitario si libera delle cellule inutili, non necessarie, mentre è spinto a rimettere in azione in modo naturale, come accadeva nei momenti della nascita e della crescita, le cellule staminali capaci di assicurare la rigenerazione».

Lo scienziato ritiene che «potenzialmente questa pratica sul cibo favorisca l’eliminazione di cellule anomale, precursori di cellule cancerogene». Dallo studio pilota sugli esseri umani “«è emersa la diminuzione dei fattori di rischio associati a invecchiamento, diabete, malattie cardiache e cancro». Il ricercatore sottolinea: «Si tratta del primo intervento alimentare anti-invecchiamento e per migliorare la salute dimostrato clinicamente». Al professore Longo abbiamo chiesto quali indicazioni ha avuto dal “caso” di Salvatore Caruso. Ci ha risposto che «questo studio conferma nuovamente che il tipo di dieta mantenuto per la maggior parte della vita da Salvatore Caruso ha effetti protettivi su fattori di rischio delle principali malattie». Tempo fa il professore Longo ci aveva spiegato: «Forse nonno Salvatore il segreto di lunga vita lo sapeva già prima di noi. Ho fatto il giro del mondo per trovare i segreti dell’invecchiamento per poi scoprire che il segreto era nel paesino dove passavo le mie estati da bambino. Forse sto esagerando ma è sorprendente come la dieta dei nonni calabresi si allinea agli studi molecolari, genetici e di nutrizione che facciamo da 20 anni. A Molochio molti abitanti hanno mantenuto l’abitudine a consumare pasti con un basso contenuto di proteine, privilegiando una dieta a base vegetale». Per questo aveva consigliato di «adottare la dieta che Salvatore e i molochiesi o molochiari (come si dice lì) hanno seguito per la maggior parte della vita: basso apporto di proteine, e la dieta a base di fagiolini verdi, olive e pane integrale . Quando poi vanno a vivere con i figli, perché diventati troppo vecchi per poter stare da soli, debbono essere aumentate le proteine principalmente da fonti vegetali».

E a proposito di Salvatore Caruso, National Geographic nell’inchiesta mondiale sulla “Longevità al di là dei 100”, ha scritto: «Quando a Caruso è stato chiesto cosa abbia fatto per essere così longevo, ha risposto con un sorriso: “No Bacco, no tabacco, no Venere”. E ha aggiunto di essere cresciuto più che altro mangiando fichi e fagioli e di non aver quasi mai mangiato carne rossa. Ai ricercatori ha detto di essere in buona salute, e in effetti la sua memoria sembra prodigiosamente intatta».

Buona memoria. Certamente. Quando gli telefono o vado a trovarlo a Molochio dal figlio Ottavio, mi dice subito: «Voi siete quello della Jonica». Si riferisce alla zona costiera della provincia di Reggio dove sono nato e mi parla dei compagni di studi che venivano da Gioiosa Jonica, il mio paese, ricordando tutti i nomi e chiedendomi notizie. Ed io:«Sì, li ho conosciuti». Chi lavorava al comune, chi era commerciante e chi ispettore scolastico. «Ora non c’è più nessuno di loro. Hanno vissuto a lungo. Ma non quanto lei che è una eccezione rara» . E il nonnino: «Erano cari amici. L’amicizia vera, quella di una volta e che purtroppo vedo che oggi non c’è più. I giovani dovrebbero capire l’importanza dei sani valori per vivere meglio. In armonia». Invita le nuove generazioni a riscoprire gli antichi mestieri «per superare la crisi del lavoro che non c’è». E raccomanda ancora una volta: «Non pensate solo al divertimento. Fa male. E si muore prima».

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