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COSENZA – La Calabria si riconferma terra di accoglienza: a dimostrarlo è il Rapporto 2019 della Fondazione Migrantes sul diritto d’asilo, presentato nei giorni scorsi all’Unical dal responsabile dell’Ufficio Migrantes dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano Pino Fabiano.

Nel Rapporto – il terzo consecutivo redatto sul tema a cura delle antropologhe Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti – la Calabria figura infatti tra le prime dieci regioni d’Italia per la presenza di richiedenti asilo, rifugiati e migranti con 4066 persone accolte (2029 in Centri di prima accoglienza e Cas, 2037 in Siproimi), il 4,1% del dato complessivo nazionale; il record lo detiene la Lombardia, con 13806 richiedenti asilo nel proprio territorio, seguita da Emilia Romagna (9764), Lazio (9098) e Piemonte (8891).

Per quel che riguarda, invece, il numero di posti di accoglienza messi a disposizione, la Calabria balza al quarto posto con 3336 posti totali, dei quali 87 destinati a persone affette da disagio mentale e disabilità fisica e 404 a minori non accompagnati; sul podio troviamo, nell’ordine, la Sicilia con 4840 posti (ben 1138 quelli riservati ai minori non accompagnati), il Lazio (3399 posti) e la Puglia, quasi ex-aequo con la Calabria (3337 posti).

Record tutto calabrese quello relativo al numero di enti titolari di progetti per i migranti: sono 100, infatti, tra Comuni, organismi e associazioni, quelli che hanno aderito al sistema di accoglienza con 114 progetti approvati e finanziati, il numero più alto in tutto il Paese. Un dato, questo, che rimarca la vocazione della terra calabrese all’ospitalità, sebbene la conversione del sistema di accoglienza da Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) a Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) e l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari per mezzo del decreto “Sicurezza” abbiano fatto registrare una flessione notevole della platea di beneficiari, limitandola solo ad alcuni casi particolari e inibendo l’accesso ai richiedenti asilo.

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