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CROTONE – Inquietante episodio sotto casa del pm Antimafia Pierpaolo Bruni, ormai sfornita di videosorveglianza: nottetempo, sconosciuti hanno divelto un tombino, non si capisce con quale finalità. Sul posto sono giunti, allarmatissimi, gli agenti della Squadra Mobile della Questura per un accurato sopralluogo. Sono state ispezionate anche le zone limitrofe all’abitazione ma, proprio a causa dell’assenza di videocamere, è stato impossibile ricostruire con esattezza l’accaduto. L’allarme è scattato in seguito alla segnalazione di una condomina che aveva udito un rumore causato da un’auto che presumibilmente ha urtato contro il tombino divelto. Una delle considerazioni balzate all’attenzione degli investigatori è che l’intento con cui sconosciuti hanno agito non era quello di compiere un furto, poiché il tombino è rimasto lì. Gli uomini del vicequestore Cataldo Pignataro non escludono nulla e non intendono assolutamente sottovalutare l’episodio. Hanno anche sentito delle persone ma non sono riusciti a raccogliere elementi utili.

Chi ha spostato quel tombino e perché? Se ci fossero state le videocamere la risposta sarebbe stata, forse, più facile. Ma la Prefettura, proprio nei giorni scorsi, ha deciso di rimuovere dall’abitazione di un magistrato tra i più esposti in Calabria nella lotta alla criminalità organizzata l’impianto di videosorveglianza, che era installato da ben sette anni, ritenendo che sia calato il livello di rischio. Una decisione che però non poteva ancora tenere conto del fatto che, proprio pochi giorni dopo, è venuto alla luce che, secondo quanto svelato agli inquirenti da un detenuto nel carcere di Siano, clan del Cosentino, colpiti dal pm anche con lo strumento del 41 bis, il regime carcerario duro previsto per i boss, avevano un progetto per compiere un agguato contro il pm lungo la strada statale 107, che il magistrato crotonese percorre quasi quotidianamente. Eppure, da allora la scorta non è stata potenziata. In più, il magistrato è ancora più esposto poiché non ci sono nemmeno le telecamere a monitorare eventuali movimenti anomali sotto casa sua. Il furto anomalo dell’auto del padre del magistrato risale soltanto al marzo scorso, senza dire di numerosi progetti di attentati che, come emerso da varie indagini, i clan avevano intenzione di compiere per colpire un magistrato ritenuto responsabile dei loro guai giudiziari. La differenza rispetto al passato sembra essere soltanto che, mentre prima i colpi erano stati sferrati contro le cosche del Crotonese, adesso il pm è passato all’attacco anche dei clan del Vibonese e del Cosentino e in più, nell’ambito della Dda di Catanzaro, è colui che si occupa del 41 bis, che è riuscito a ottenere per i boss di maggiore spicco. Insomma, un magistrato sempre più impegnato nella lotta al crimine e pertanto sempre più a rischio. Eppure l’altra mattina una ditta specializzata è stata incaricata dalla Prefettura di rimuovere l’impianto di videosorveglianza che era attivo da ben sette anni.

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