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VIBO VALENTIA – «Non eravamo a conoscenza della presenza del vincolo che prevedeva che per cinque anni i locali di palazzo Gagliardi non potessero essere affittati e la contestazione che la Regione Calabria fa al Comune è di 120mila euro». 

Il sindaco Nicola D’Agostino offre la sua versione dei fatti nella vicenda che lo vede indagato, unitamente ad altri esponenti della giunta – ad esclusione degli allora assessori Sabatino Falduto e Giorgio Modafferi – in relazione, appunto, all’affitto di una porzione della settecentesca struttura sita nel centro storico della città capoluogo. Un’indagine avviata dalla Procura di Vibo da parte dell’allora pm Alessandro Pesce, passata – dopo il trasferimento di quest’ultimo – direttamente al Procuratore Mario Spagnuolo che, adesso, l’ha affidata al nuovo pm Barbara Buonanno, per fatti che risalgono al 2010. 

Abuso d’ufficio, reati urbanistici e violazione del codice di tutela del patrimonio culturale le ipotesi di reato formulate a vario titolo non solo a parte dell’esecutivo, ma anche diversi professionisti e imprenditori. Gli accertamenti vennero avviati nell’estate dello scorso anno e nei giorni scorsi agli indagati è stata notificata la proroga dell’indagine per altri sei mesi. Tanto dovrebbe servire, infatti, agli investigatori coordinati dal pm Buonanno, per avere un quadro più chiaro di una vicenda nata nel corso di una riunione di giunta alla quale prese parte l’allora esecutivo comunale ad eccezione dei due assessori menzionati in precedenza. Quel vertice produsse un atto attraverso cui si accantonava un’altra delibera della precedente amministrazione Sammarco avente ad oggetto l’individuazione di determinati soggetti interessati a prendere i fitto i locali. Il nuovo documento, del 2010, ampliava l’offerta aprendola anche a società nel campo della ristorazione e ad altre. 

«A seguito di quell’atto avviammo una serie di riunioni – ha spiegato il primo cittadino – alla presenza dei rappresentanti dei dipartimenti regionali nel corso dei quali, tuttavia, non venne mai alla luce il divieto di affitto dei locali prima dei cinque anni. Circostanza, dunque, della quale eravamo all’oscuro e che ci ha indotto, pertanto, a proseguire nell’individuazione dei soggetti che potevano manifestare l’intenzione di prendere i locali». 

Regione che, però, appresa la notizia, settimane addietro ha inviato al Comune una contestazione per una somma di 120mila euro, quota che va ad aggravare le esigue casse di un ente dissestato.

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