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CROTONE – Un concerto di Madonna in Calabria. O magari di Stevie Wonder. Non un vero concerto, bensì un colpo della serie “prendi i soldi e scappa” al quale la malavita aveva fatto un pensierino. A rivelare il retroscena fin qui inedito e pubblicato oggi sull’edizione cartacea del Quotidiano, è stato il pentito Francesco Galdi durante un colloquio avuto con i magistrati lo scorso 27 marzo.

Oltre al solito carico di confessioni su omicidi, racket e droga, quel giorno Galdi rivelò loro i contorni di quella stangata “musicale” rimasta poi incompiuta.

«Volevamo organizzare un concerto truffa nel Reggino – spiegava il pentito – Nel senso che volevamo fare una prevendita di biglietti, raccogliere l’incasso e poi sparire». Il tutto, a suo dire, avrebbe dovuto dovuto concretizzarsi con la complicità di due noti impresari, uno cosentino e l’altro dello Stretto.

I nomi degli artisti scelti per fare da specchietto per le allodole erano quelli di due rockstar da urlo. Immaginate, infatti, il lancio pubblicitario di un concerto di Madonna: biglietti a ruba in poche ore con tantissimi soldi che finiscono nelle tasche degli organizzatori prima ancora che lo staff della cantante possa intervenire pubblicamente a smentire la notizia. Denaro facile, insomma.

E ammesso che tutto ciò corrisponda al vero, proprio Galdi sarebbe stata la persona più adatta a ricoprire un ruolo da protagonista nella vicenda. Imbroglione patentato, 42 anni, era conosciuto nell’ambiente con il soprannome del “Dottore” per via della laurea in economia che aveva in tasca. Originario di Figline Vegliaturo, ebbe a che fare per ragioni logistiche con il clan Chirillo di Paterno Calabro, ma si muoveva in modo disinvolto a cavallo tra tutti i gruppi criminali di Cosenza e hinterland. «Di me si fidavano tutti, perché facevo far loro un sacco di soldi».

I settori in cui era specializzato erano quelli del traffico di stupefacenti e, per l’appunto, le truffe. Sin dai primi anni del nuovo secolo, si era stabilito a Bologna, città in cui aveva creato una cellula di narcos in combutta con alcuni napoletani e con un trafficante spagnolo, tale Luis Canelo. Il suo arresto, con successivo pentimento, avvenne proprio nell’ambito di un’inchiesta antidroga – nome in codice “Overloading” – che smascherò un fiorente commercio di droga proveniente dall’estero e in transito proprio a Bologna per essere poi smistata in Calabria.

A proposito del finto concertone, invece, sempre Galdi racconta di una riunione a Scilla finalizzata a pianificare l’imbroglio del concertone fantasma. Alla fine non se ne fece più nulla.

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