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VIBO VALENTIA – Pantaleone Mancuso, cl 47, alias “Vetrinetta”, uno degli imputati di spicco al processo “Black Money”, potrà lasciare l’istituto penitenziario di Tolmezzo (Udine) solo nel caso in cui gli esiti degli esami istologici renderanno necessaria la sua presenza, sempre e comunque di natura detentiva, in una struttura ospedaliera specializzata nel trattamento della sua patologia.

Questa la decisione assunta dal gip di Catanzaro Carlo Saverio Ferraro che, pur rigettando l’istanza presentata dai legali di fiducia di Mancuso, gli avvocati Leopoldo Marchese e Gianfranco Giunta – nella quale si metteva in evidenza la presenza di un quadro clinico particolarmente grave per il loro assistito – ha tuttavia aperto alla possibilità di una misura alternativa, sottolineando al contempo come dalle indicazioni fornite dal consulente Giulio Di Mizio (nominato dallo stesso magistrato), sia da ritenersi, allo stato, non sussistente, un’incompatibilità assoluta con il regime carcerario tale da legittimare una sostituzione della stessa.

Il pm Camillo Falvo, da parte sua, aveva dato parere contrario alla scarcerazione del boss nei confronti del quale il Tribunale di Vibo aveva accordato la detenzione domiciliare nell’ambito del processo “Black Money”, accogliendo analoga istanza dei difensori. Ma la sua posizione restava in sospeso per la sua presenza in un’altra indagine di Dda, quella sul presunto traffico illegale di reperti archeologici, per la quale era chiamato a pronunciarsi proprio la magistratura giudicante di Catanzaro.

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