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Modesto (a destra) in azione con la maglia del Crotone

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Il calciatore, accusato di usura ed estorsione, ha risposto alle domande del gip tirando in ballo il suo accusatore, il pentito Roberto Calabrese Violetta

COSENZA – È la partita più importante della sua vita e Francesco Modesto, dal carcere, l’ha interpretata come sul campo di pallone: in difesa, ma con la vocazione da attaccante. Ieri, infatti, il calciatore arrestato per usura e mafia (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ARRESTO), ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Carlo Saverio Ferraro, lo stesso che 48 ore fa ha dato il via libera alla sua cattura e a quella di altre tredici persone.

Contro Modesto (LEGGI: IL SUO PROFILO DA CALCIATORE), ci sono soprattutto le dichiarazioni di un pentito, Roberto Calabrese Violetta, che lo accusa di aver investito parte dei suoi risparmi nelle attività usuraie del suocero Luisiano Castiglia.

«Si sta vendicando» ha detto l’atleta al giudice, riferendosi a Calabrese dal quale sostiene di essere truffato, negli anni scorsi, arrivando al punto di rimetterci ben ottocentomila euro. Modesto sostiene di aver sporto più denunce contro il suo grande accusatore: da qui, dunque, il malanimo nutrito nei suoi confronti. Assistito dal suo legale Angelo Pugliese, l’atleta si è soffermato poi sul prelievo “incriminato”: quei trentamila euro estratti dal suo conto corrente che, secondo il collaboratore di giustizia, Castiglia avrebbe poi prestato a strozzo a uno degli imprenditori parte offesa di questa vicenda.

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Dal canto suo, Modesto ha fornito una spiegazione diversa sull’utilizzo fatto, all’epoca, di quel denaro, ma sull’argomento specifico vige, per il momento, il massimo riserbo. 

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