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Soccorsi nelle gole del Raganello dopo la tragedia

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Il capo della Protezione civile nazionale ha fatto un sopralluogo. L’ipotesi della Procura è omicidio colposo plurimo e omissione di atti d’ufficio

CIVITA (COSENZA) – «Nel salutare i pellegrini di lingua italiana, il mio pensiero va alla tragedia, avvenuta nei giorni scorsi in Calabria nei pressi del torrente Raganello, dove hanno perso la vita escursionisti provenienti da varie Regioni d’Italia». Così il Papa questa mattina al termine dell’udienza generale nell’Aula Paolo VI (GUARDA IL VIDEO). «Mentre affido alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono drammaticamente scomparsi, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari, come anche ai feriti», ha aggiunto Francesco.

La piccola comunità di Civita intanto cerca di tornare faticosamente alla normalità, nel giorno in cui il Capo della Protezione civile nazionale sta effettuando un sopralluogo, la comunità di Civita, mille abitanti circa con radici “orgogliosamente arbereshe” nel cuore del Parco nazionale del Pollino, balzata tristemente agli onori della cronaca per la tragedia consumatasi lunedì nell’area delle Gole del Raganello.

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Pesa, e nessuno se lo nega, il bilancio delle vittime dell’onda di piena «qualcosa di mai visto e immaginato» dicono tutti in paese, che ha provocato la morte di dieci persone e il ferimento di altre 11, tra le quali una bimba di dieci anni, molto grave.

LA SCHEDA: ECCO I PROFILI DELLE VITTIME

BORRELLI. Tutti parlano di quanto accaduto anche in relazione alle parole del Capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli che hanno innescato una polemica sul recepimento dell’allerta gialla diramata per la giornata di lunedì scorso. Parole che Borrelli ha sottolineato anche questa mattina intervenendo nel corso della trasmissione Radio Anch’io: «Un’altra tragedia che non doveva esserci. C’era un’allerta gialla che é stata ignorata. L’allerta gialla – ha aggiunto Borrelli – prevede anche esondazioni improvvise e la Calabria, in questo senso, é particolarmente predisposta».

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Il Capo della Protezione civile si è detto anche convinto della «necessità di migliorare in futuro l’organizzazione statale per evitare esposizioni a rischio e la sensibilità in questo senso della popolazione. Nel caso delle Gole del Raganello, infatti, c’é stata una sottovalutazione del rischio da parte degli escursionisti che si trovavano nelle Gole. Esiste una scala di allerta e intensità sulla base della quale scatta la comunicazione e se i tecnici, sulla base degli algoritmi e delle carte meteo, evidenziano un rischio di caduta di pioggia di un certo livello, noi ne dobbiamo prendere atto fosse una, dieci, cento volte» ha aggiunto Borrelli. Il capo della Protezione civile nazionale, assieme al presidente della Regione Mario Oliverio ha visitato, a sorpresa, questa mattina i parenti delle vittime e le persone rimaste ferite nell’ospedale di Castrovillari. «Chiedetelo al Padreterno – ha aggiunto Borrelli, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle troppe allerta emanate – se fa piovere meno. Il discorso è molto semplice: abbiamo dei tecnici che studiano i fenomeni meteorologici e un sistema di 500 persone che nel Paese, tutti i giorni, si coordinano ed emanano avvisi meteo».

«A me interessa evitare il ripetersi di tragedie di questa portata. Dobbiamo fare in modo di prendere spunto da quanto accaduto e migliorare. Di queste cose ho parlato con il premier Conte, con il quale ho avuto modo di girare molto in questo periodo e lui mi ha incitato a rendere ancor più efficiente il sistema – ha detto sempre Borrelli – anche lo scorso anno a settembre a Livorno ci sono state cinque persone che hanno perso la vita in un seminterrato a causa di un evento meteorologico. Quelle, vi dico la verità, penso siano delle vittime delle quali il sistema porta una qualche responsabilità proprio perché bisogna tenere conto del verificarsi di tali tragedie. Nel settembre 2000 si è verificata l’alluvione di Soverato con 13 morti. Da allora la Protezione civile, anche a seguito dell’alluvione di Sarno, ha preso spunto per migliorare le proprie capacità di previsione. E’ partita una rete radar regionale con 24 antenne sul territorio assieme ad un sistema di allertamento che funziona. Dobbiamo migliorare, anche sotto il profilo del sistema, quella che è la comunicazione delle allerta. E’ tempo di costituire una piattaforma nazionale di allertamento che deve arrivare all’attenzione degli amministratori e dei cittadini».

LA REPLICA. Alle parole di Borrelli ha replicato il sindaco di Civita, Alessandro Tocci: «Mai nessun cittadino o associazione hanno segnalato situazioni di pericolo all’internodelle gole del Raganello. Tant’è che in ogni caso – ha aggiunto Tocci – vista la lunghezza e la molteplicità di accessi all’area da più parti e di più Comuni non se ne potrebbero spiegare le conseguenze». 

LEGGI LA STORIA DELLA TRAGEDIA

L’INCHIESTA. Proprio da quell’allerta gialla sembra poter muovere il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla che ieri ha aperto un’inchiesta contro ignoti. I reati ipotizzati dalla procura andrebbero dall’omissione di atti d’ufficio all’omicidio plurimo colposo. Già acquisiti diversi atti al Comune, la Procura dovrebbe rendere noti tra oggi e domani i primi nomi dei coinvolti nell’inchiesta. L’attenzione è stata focalizzata soprattutto su una deliberazione dello scorso mese di febbraio, con cui si cercava di regolamentare gli accessi alle gole del Raganello, dove appunto si è verificato il terribile fatto. Da far luce anche sulla presenza di guide autorizzate e non autorizzate. «Siamo partiti ora. Siamo all’inizio dell’indagine. Abbiamo acquisito dei documenti – si è limitato a dire il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla – in questo momento siamo preoccupati per l’area e i luoghi. Ancora non sono stati emessi provvedimenti. Stiamo valutando i documenti. Abbiamo aperto un procedimento contro ignoti». Questa mattina è stato inoltre dato il nulla osta per la consegna delle salme alle famiglie.

OLIVERIO. «È una tragedia che lascia un segno profondo ma credo che adesso non sia il momento di prodigarsi in polemiche strumentali perché di fronte a vicende di questa portata c’è bisogno solo di silenzio e rispetto per le vittime e per quanti sono stati coinvolti». Parole del presidente della Regione Mario Oliverio a Civita questa mattina.

«Naturalmente – ha aggiunto il governatore della Calabria – è necessario riflettere perché da una vicenda tragica come questa si possano trarre conclusioni con più sobrietà e rispetto per chi ha perso la vita. Ci sono gli organi della magistratura che accerteranno le responsabilità penali. Non si tratta di portare aventi polemiche speciose e inutili che sono solo una proiezione mediatica irrispettosa delle vittime di questa tragedia. È troppo facile, ma anche inaccettabile, dopo vicende come questa assurgere a posizioni e atteggiamenti da maestri che danno lezioni».

«Voglio ringraziare – ha detto ancora Oliverio – tutti coloro che hanno prestato soccorso e salvato tante vite umane. Sono stato, assieme a Borrelli, nell’ospedale di Castrovillari per incontrare i parenti delle vittime e per portare loro conforto in questo momento così drammatico».

IL PREFETTO. «Vogliamo che il turismo continui in quest’area, in sicurezza. E’ l’impegno che ha preso il Governo delegando anche il prefetto con tutta la sua rete». Lo ha detto il prefetto di Cosenza Paola Galeone, giunta anche lei a Civita. «Ora – ha aggiunto il prefetto – siamo in una fase istruttoria di acquisizione della documentazione per renderci conto di cosa c’era, se c’era, e non è stata messa in pratica o non c’era per niente. Consentiteci di acquisire questi dati, dopo di che procederemo per un futuro sicuramente migliore. Le responsabilità per quanto accaduto fanno parte di un fascicolo già aperto che andrà avanti. Possiamo dire che il passato spetta alla Procura e il futuro spetta a noi».

Un ultimo pensiero il prefetto lo ha dedicato ai soccorsi: «Aver salvato 34 vite, a fronte dei 44 coinvolti nella piena del torrente Raganello, può farci dire che la macchina dei soccorsi ha funzionato. È un risultato di cui possiamo essere fieri. Abbiamo fatto sistema. Certo, se non ci sono provvedimenti della magistratura, e allo stato dell’arte non mi risulta che ce ne siano, penso che l’accesso di turisti nelle gole del Raganello continui. Al momento ritengo ci siano le stesse condizioni di prima, ma ricordo che le condizioni meteo relative a quella giornata erano state diramate».

IL QUESTORE. «Verrà accertato tutto» dice il questore di Cosenza Giovanna Petrocca, a Civita anche lei. «Non è detto – ha aggiunto – che non ci siano, non dico delle responsabilità, ma delle previsioni oppure delle regolamentazioni su questo aspetto. Ancora non lo sappiamo, ma verrà accertato tutto». «Ancora non abbiamo parlato dell’accesso alle gole – ha aggiunto il questore – ci sono state altre emergenze da discutere. Con il prefetto, con le altre forze dell’ordine e con la Protezione civile abbiamo cercato di ricostruire nei minimi dettagli la situazione e quello che è successo. Poi alla fine si tireranno le somme. Se c’è un problema di accesso alle gole? Quando si verifica una tragedia del genere – ha concluso Giovanna Petrocca – probabilmente, non dico problemi volutamente causati, però anche per una serie di circostanze, problemi ci possono essere. Questi verranno certamente accertati sia in sede penale che amministrativa».

IL MINISTRO. Sulla vicenda è avvenuto di nuovo il ministro all’Ambiente Sergio Costa: «Da ex generale della Forestale, mi domando se sia stato fatto un piano di protezione civile e se questi piani siano stati aggiornati. Oppure le prescrizioni c’erano ma sono state sciattamente ignorate. Aspetto che su questi punti venga fatta al più presto massima chiarezza» ha detto Costa intervistato dal Mattino: «Non voglio accusare nessuno, è stato aperto un fascicolo penale su questa vicenda e aspetterò l’esito delle indagini. Ho già avuto un rapido scambio di battute con il procuratore Eugenio Facciolla che autonomamente farà le sue indagini. Ma soprattutto ho chiesto al prefetto di Cosenza, Paola Galeone, di fornirmi entro 48 ore un quadro riepilogativo non solo di chi ha fatto cosa, ma di chi doveva fare cosa».

«In passato c’erano già stati casi di pericolo per diversi turisti – afferma Costa – mi hanno detto che alcuni addirittura accedevano all’area in infradito e scivolando sui sentieri si sono procurati fratture e ferite. Questa tragedia conferma la pericolosità di una zona che ho avuto modo di sorvolare in elicottero, gole che sembrano tagliate con un coltello e dove i sentieri hanno uno spazio minimo di appena due o tre metri».

«Nei giorni scorsi i tecnici del ministero dell’Ambiente mi hanno fornito un dossier in cui viene indicato che il governo ha messo a disposizione 118 miliardi degli enti territoriali per il rischio idrogeologico e per la messa in sicurezza dei territori. Trattandosi di spese di investimento non sono neppure conteggiate nel rapporto deficit/Pil stabilito dai parametri Ue, eppure non sono utilizzati – spiega – io spero almeno che da questa tragedia impariamo qualcosa e che le vittime non siano morte invano».

IL PARCO NAZIONALE. Un regolamento condiviso e lo studio di un sistema di controllo degli accessi. Domenico Pappaterra, presidente del Parco Nazionale del Pollino, ha spiegato all’Adnkronos di quali iniziative l’Ente si farà promotore sul fronte della sicurezza. «Convocheremo tutti i soggetti coinvolti per arrivare alla predisposizione di un’ipotesi di regolamento condiviso da tutti e che venga reso operativo attraverso le delibere di adozione dei Comuni in cui ricadono le gole e della stessa Riserva delle Gole del Raganello» ha spiegato Pappaterra.

Per quanto riguarda il monitoraggio degli accessi, Pappaterra osserva che non si tratta solo di «una questione regolamentare. Le gole attraversano quattro Comuni; l’accesso più facile è quello a valle, dal Comune di Civita, ma ci sono anche luoghi molto più impervi dove è complicato mettere in campo attività di cartellonistica e di inibizione. Io credo che andrà esplorato tutto il percorso delle gole per capire come si potranno inibire alcuni accessi. Lavoreremo in questo senso e se necessario il Parco darà anche un contributo economico; qualcuno degli esperti ci ha suggerito di monitorare anche con un servizio di videosorveglianza i luoghi più sensibili e pericolosi, anche per capire se ci sono accessi abusivi, se ci sono persone che vanno lì a prescindere da ogni regola. Non bastano cartelli, bisogna intervenire e le forze preposte al controllo del territorio devono essere rigorose». 

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