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Un'aula scolastica

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CATANZARO – Più di due scuole su cinque sono in zona a rischio sismico elevato: è quanto emerge dal XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva. Ben 18.665 gli edifici scolastici – spiega il Rapporto – si trovano in zone ad elevato rischio sismico (zona sismica 1 e 2), in particolare in Sicilia (3.832), Campania (3.458) e Calabria (2.399).

Nonostante ciò, solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica (che sarà obbligatoria entro fine dicembre); fanalino di coda Calabria (solo 2% con verifica), Campania (4%) e Sicilia (7%), regioni in cui insistono un maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato adeguato sismicamente.

Sul miglioramento sismico, va meglio per le scuole del Molise (dove l’intervento è stato effettuato nel 41% delle scuole) e la Valle D’Aosta (40%), molto male per quelle del Lazio e della Sicilia (3%). Ben pochi sono poi i Comuni che si dichiarano pronti a gestire eventuali emergenze. A livello nazionale, si dice pronto del tutto il 24% del campione, in parte l’11%. Ma la percentuale sale al 60% per il Friuli Venezia Giulia e scende al 7% in Campania, 3% in Basilicata e 1% in Calabria.

Cittadinanzattiva chiede di intervenire per ridurre drasticamente alcuni passaggi, a partire dalla ricostruzione delle scuole nelle zone colpite dal sisma del Centro Italia che richiedono una accelerazione immediata. Va poi garantito un controllo ferreo, individuando figure specifiche e prevedendo sanzioni economiche e penali, qualora si accertino responsabilità sulla mancata o errata esecuzione dei lavori.

Infine, per Cittadinanzattiva è tempo di rivedere alcune importanti normative per chiarire le responsabilità in materia di sicurezza scolastica (legge 81/2008) e per ripensare gli spazi superando la prospettiva «aula centrica» (decreto ministeriale del 18/12/1975).

Secondo Cittadinanzattiva, nelle scuole di registra un crollo ogni quattro giorni di scuola, tre scuole su quattro senza agibilità statica, solo una su venti in grado di resistere ad un terremoto. Crescono gli investimenti per la manutenzione ad opera degli enti proprietari, Comuni e Province: in media di 50mila euro ad edificio per interventi di manutenzione ordinaria e di 228mila euro per quelli straordinari, ma il divario fra le varie realtà regionali è notevole.

Emerge, dunque, una Italia a tre velocità, sia sulla manutenzione che sull’adempimento delle norme e delle certificazioni richieste dalla legge: ad investire di più sulla manutenzione ordinaria è la Lombardia (in media quasi 119mila euro), meno la Puglia (non si arriva ai 3mila euro); la verifica di vulnerabilità sismica è stata effettuata solo nel 2% delle scuole calabresi e nel 59% di quelle umbre, il certificato di prevenzione incendi è presente nel 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo nel 6% di quelli laziali. 

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