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Due volanti di polizia e carabinieri

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MODENA – La Polizia di Reggio Emilia ed i carabinieri di Modena stanno eseguendo dieci misure cautelari nell’ambito di un’operazione contro la ‘ndrangheta chiamata “Perseverance”. Si tratta di sette custodie in carcere, due domiciliari e una misura interdittiva, disposte dal Gip di Bologna su richiesta della Dda.

L’accusa è associazione di tipo mafioso finalizzata, tra l’altro, all’attività di recupero credito di natura estorsiva e al trasferimento fraudolento di valori mediante l’attribuzione fittizia della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, o di agevolare la commissione di riciclaggio e di reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, anche tramite falsità ideologiche in atti pubblici commesse da pubblici ufficiali e da privati.

Sono in corso 35 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Modena, Ancona, Parma, Crotone, Milano, Prato, Pistoia e Latina. Sono 29 gli indagati, tutti italiani.

L’indagine ha permesso di rafforzare la conoscenza sull’organizzazione del gruppo emiliano, storicamente legato alla cosca Grande Aracri di Cutro, ma operante in autonomia, con «enorme capacità di infiltrazione nei settori centrali della economia e della vita civile», come sottolineano gli inquirenti. Al centro dell’inchiesta “Perseverance” ci sono esponenti di famiglie già colpite dall’operazione “Aemilia”, storico processo contro la ‘Ndrangheta in Emilia-Romagna, che finora erano ancora in libertà.

In particolare Giuseppe Sarcone Grande, fratello di Nicolino, Gianluigi e Carmine, già arrestati e condannati come esponenti della ‘ndrangheta emiliana e Salvatore Muto, fratello di Luigi e di Antonio, entrambi condannati anche di recente dalla Corte d’Appello di Bologna, nel processo Aemilia. Rimasto in libertà, avrebbe proseguito l’attività illecita dei fratelli, mettendo tra l’altro in contatto per affari illeciti la cosca emiliana con un’insospettabile coppia di cittadini modenesi «incensurati e spregiudicati».

Giuseppe Sarcone Grande, l’ultimo fratello finora rimasto in liberà, è gravemente indiziato di essere uno degli attuali vertici dell’associazione ‘ndranghetistica emiliana. Attraverso prestanome avrebbe gestito attività economiche modenesi e reggiane, come sale scommesse, officine meccaniche, carrozzerie, società immobiliari, nel tentativo di salvaguardare il proprio patrimonio da prevedibili sequestri, alla luce della misura di prevenzione patrimoniale già emessa nel settembre del 2014 nei confronti della famiglia. Ora sono state sequestrate cinque società, quattro complessi immobiliari e un’auto. Episodio emerso in indagine è il tentativo di acquisire la gestione di un’area di servizio in provincia di Reggio Emilia e di una sala slot e scommesse a Modena, attraverso la costituzione, da parte di soggetti compiacenti, di apposite società, tutte di fatto di nascosto gestite da Sarcone.

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