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Giuseppe Pignatone

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ROMA – Parte dalla Capitale una nuova maxi operazione che colpisce, stando alle risultanze delle indagini, una parte del mondo della politica e dell’imprenditoria nazionale contrassegnate da ipotesi di corruzione e frode fiscale.

Nel corso della mattinata sono state messe in atto perquisizioni nei confronti di oltre 50 persone tra arrestati e indagati coinvolti nell’operazione denominata “Labirinto” condatta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Roma guidata dall’exprocuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone.

Molti i nomi eccellenti coinvolti, tra questi il calabrese Giuseppe Pizza, sottossegretario al ministero dell’Istruzione dal maggio 2008 al novembre 2011 nel governo Berluscono. Le perquisizioni, fanno sapere le fiamme gialle, sono finalizzate all’acquisizione di ulteriori elementi utili al prosieguo delle indagini e stanno interessando oltre cento obiettivi tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Umbria e la Campania.

Il fratello di Giuseppe Pizza, Raffaele, secondo l’accusa sarebbe una figura centrale del sistema e viene definito dalla Finanza come «un faccendiere capitolino, originario della Calabria, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di entrature politiche e grazie a salde e antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche, costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici, svolgendo un’incessante e prezzolata opera di “intermediazione” nell’interesse personale e di imprenditori».

Nel dettaglio, per i militari delle Fiamme Gialle, Raffaele Pizza «sfruttando i legami stabili con la politica, si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste». L’attività veniva svolta «in uno studio accanto al Parlamento, in una nota via del centro, per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione di un parlamentare in carica di professione avvocato, attualmente indagato, che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione». Il deputato indagato sarebbe Antonio Marotta di Ncd.

Complessivamente nell’operazione sono state arrestate 24 persone di cui 12 ai domiciliari e 12 in carcere e cinque misure interdittive (obbligo di dimora e divieto di attività professionale). Sono stati, inoltre, sequestrati più di 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie a carico di altrettanti indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita.

Le ordinanze, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma. Le indagini sono partite, fanno sapere le fiamme gialle, «dall’approfondimento di svariate segnalazioni per operazioni sospette nei confronti di un consulente tributario romano e di un labirinto di società a lui riferibili che movimentavano grandi somme di denaro tra i conti correnti personali ed aziendali».

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