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BERGAMO – Un’operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di finanza di Bergamo ha portato ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bergamo, Lucia Graziosi, nei confronti dell’ex direttore del carcere di Bergamo e di altri cinque indagati.

Si tratta del comandante e di un commissario della polizia penitenziaria di Bergamo, quest’ultimo distaccato presso il Carcere di Monza, del dirigente sanitario del carcere e di due imprenditori di Urgnano in provincia di Bergamo, tutti finiti agli arresti domiciliari.

Le accuse vanno dalla corruzione, alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, alla truffa ai danni dello Stato.

In totale sono state coinvolte 27 persone. Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata attività investigativa, coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica di Bergamo, Maria Cristina Rota e Emanuele Marchisio, condotta dai carabinieri della compagnia di Clusone con la collaborazione di personale della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza di Bergamo e che nasce per far luce sul trattamento carcerario ‘di favore’ garantito a un imprenditore arrestato, nell’aprile 2017, dalla guardia di finanza di Vibo Valentia, nell’ambito di indagini collegate alla realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

L’arrestato, detenuto presso il carcere di Bergamo, aveva di fatto evitato il regime carcerario ordinario, fruendo di un lungo ricovero presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, grazie a certificazioni mediche attestanti un grave shock emotivo che non risulta che il detenuto avesse effettivamente subito.

Le indagini, oltre a far emergere il presunto coinvolgimento nella vicenda, tra gli altri, dell’attuale comandante della Polizia Penitenziaria di Bergamo, hanno consentito di fare luce anche su numerose altre condotte illecite: «false attestazioni sanitarie finalizzate a far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all’atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) all’ex direttore del carcere, da pochi giorni in pensione; ulteriori – prosegue la nota degli inquirenti – false attestazioni relative a vicende che hanno interessato alcuni detenuti; corruzione connessa alla stipula di contratto di fornitura, in esclusiva, di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi all’interno della casa circondariale di Monza; distrazione di personale in servizio della polizia penitenziaria e di materiali vari, di proprietà dell’Amministrazione e in deposito presso la locale casa circondariale, per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato dell’ex direttore del carcere; utilizzo di personale della polizia penitenziaria in servizio, di veicoli dell’amministrazione nonché di materiale del carcere di Bergamo, per esigenze private del l’ex direttore e di altri funzionari di polizia penitenziaria; assunzione clientelare di personale presso la casa circondariale di Bergamo».

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