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La mascherina #wearIT

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Domani i lettori del Quotidiano del Sud potranno acquistare, in abbinata facoltativa e a 5 euro compreso il costo del giornale, la mascherina protettiva lavabile e quindi riutilizzabile. Si chiama #wearIT e si tratta di un prodotto sartoriale realizzato interamente in Italia, in due taglie, per adulti e per bambini.

Questa maschera, alla stregua di molte altre similari, è destinata a proteggere l’ambiente dove opera il portatore e non il portatore medesimo, nel senso che non è un dispositivo medico né un Dispositivo di protezione individuale (Dpi), ed è stata prodotta ai sensi dell’art. 16, co. 2, del D.L. 18/2020, sotto la responsabilità del produttore che deve comunque garantire la sicurezza del prodotto (esempio: che i materiali utilizzati non sono noti per causare irritazione o qualsiasi altro effetto nocivo per la salute…).

La mascherina filtrante protettiva #wearIT è confezionata con due strati, uno esterno in cotone 100% da 105gr/mq; questo strato ha la funzione di conferire resistenza meccanica. Lo strato interno è invece in Tessuto non tessuto (TNT) 100% pp da 30 gr/mq, prodotto con tecnologia SPUNBOND; questo strato ha funzione protettiva per il volto e note proprietà ipoallergeniche. Il prodotto è realizzato con forma e dimensioni tali da assicurare una ampia copertura delle vie respiratorie (naso e bocca) lasciando comodamente liberi gli occhi.

Chi la indossa deve comunque rispettare le norme precauzionali sul distanziamento sociale e le altre introdotte per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Una volta indossata e utilizzata, la maschera può essere dunque riutilizzata, previo lavaggio a 40°C e sanificazione con soluzione idroalcolica. Secondo le raccomandazione del produttore, la mascherina deve essere conservata a temperatura ambiente compresa tra 15° e 30° C, al riparo da condizioni estreme di umidità, da polvere, agenti inquinanti, ecc…

Lo smaltimento della mascherina, una volta utilizzata, deve essere effettuato in accordo alle normative vigenti relative ai rifiuti sanitari. In caso di incenerimento, rileva il produttore nella scheda tecnica, non viene prodotta alcuna sostanza tossica: si liberano, infatti, principalmente, anidride carbonica e acqua.

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