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Vincenzo Pasquino

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NON ha la caratura criminale di Rocco Morabito, ma Vincenzo Pasquino, il “capraro” torinese a cui la ‘ndrangheta “ha insegnato a leggere e scrivere”, ha assunto una “pesante” eredità, quella di Nicola Assisi, altro grande broker con radici a Platì ma residenza in Piemonte e legami in tutto il mondo.

Assisi padre aveva costruito la sua carriera criminale all’ombra del boss del centro aspromontano Pasquale Marando, ereditando alleati e contatti in Sudamerica.

Dopo l’arresto di Nicola e del figlio Patrick Assisi, arrestati dai carabinieri di Torino nel luglio 2019 nell’operazione “Cerbero”, sulla presenza della ‘ndrangheta tra barriera di Milano e Volpiano, e su un traffico internazionale di droga, Pasquino divenne uccel di bosco e un narcotrafficante di spicco in Sud America, con base in Brasile.

Il 31enne affiliato al locale di ‘ndrangheta di Volpiano ultimamente temeva di essere arrestato e tenuto nelle prigioni brasiliane. Nello scorso mese di febbraio aveva scritto una lettera al suo avvocato italiano, convinto che era “meglio confessare davanti a un tribunale italiano, che espiare in una prigione brasiliana.

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Una sorta di pentimento da parte di Pasquino: ”Ho sbagliato e ammetto di avere venduto in molte occasioni fumo”. La lettera è stata consegnata ai giudici torinesi. Non si tratterebbe di un’offerta di collaborazione con la giustizia. Ma il dubbio a questo punto rimane.

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