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L'ex commissario alla Sanità Saverio Cotticelli

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MILANO – “Ho preso visione del nuovo decreto Calabria e devo dire che molte delle indicazioni in esso contenute erano state già da me molte volte sollecitate al Ministero, in quanto il periodo che io ho svolto in Calabria è stato caratterizzato da una profonda solitudine e da un’assoluta mancanza di mezzi e personale, con cui ho dovuto assolvere ai mei compiti, se si considera che la struttura commissariale era composta solo da me e da un sub commissario”.

Lo ha dichiarato l’ex commissario ad acta per la sanità della Calabria, Saverio Cotticelli, oggi in audizione alla Camera in Commissione Affari sociali.

“Tutto il supporto di personale amministrativo, di mezzi, doveva essere fornito dalla Regione Calabria, nell’ambito della leale collaborazione fra Governo e Regione – ha sottolineato Cotticelli – In questo contesto ambientale, due persone da sole hanno dovuto operare in condizioni davvero proibitive. Ora però nel nuovo decreto si prevede una struttura commissariale in supporto del commissario”.

“Sono stato per un anno, dall’atto della nomina fino a tutto il 2019, senza avere i commissari straordinari alle aziende sanitarie e ospedaliere – ha detto ancora Cotticelli – tutta la Regione Calabria è stata gestita da facenti funzione. Il supporto di Agenas non era strutturale, venivano di di volta in volta su mia richiesta per il disbrigo di atti e problematiche”.

Il rapporto col Ministero della Salute, secondo Cotticelli, “è un punto dolente perché la solitudine del commissario, in una terra particolare e con compiti così gravosi, è stata sempre molto forte. Non mi è mai mancato supporto alle mie richieste, ma di fatto ho agito da solo, e solo quando avevo una necessità mi rapportavo con il Ministero. Erano i fatti la solitudine: Roma è lontana non solo fisicamente, le problematiche andavano affrontate in loco e da solo. Non posso dire che sono stato abbandonato ma neanche supportato”.

Minacce o contatti con la criminalità organizzata? “Mai avuto incontri o scontri con la criminalità organizzata – ha infine ricordato l’ex commissario – io non sono stato minacciato, aggredito, ostacolato dalla criminalità organizzata, ma c’era un sistema, una atmosfera invisibile, una pressione ambientale tale per cui ti muovevi in un ambito strano. Quando andavi a toccare interessi e ti muovevi in un certo modo avvertivi una presenza ostile, ma impalpabile, tale da non costituire prove ed elementi che io potessi riferire all’autorità giudiziaria. Era una situazione ambientale particolare, che ti faceva sentire solo: una solitudine che non riuscivi ad estrinsecare in fatti, personaggi e situazioni meritevoli di denuncia penale. E’ un discorso che non ha mai inciso, io sempre fatto quello che dovevo fare”, ha aggiunto.

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