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Il commissario alla Sanità in Calabria, Guido Longo

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CATANZARO – Ogni anno il 60% dei pazienti oncologici calabresi sceglie un’altra regione per curarsi, generando un debito pari a 220 milioni di euro a carico del sistema sanitario regionale.

Secondo i dati raccolti da Demoskopika nel report IPS del 2019, sono 120 mila le famiglie calabresi che rinunciano alle cure a causa di un rilevante disagio economico-sociale. Argomenti di spessore che sono stati al centro del webinar “Migrazione sanitaria e tumori: spesa, stime e disagi socio-economici”, tenutosi ieri, in cui medici, esperti e rappresentanti istituzionali si sono confrontati riguardo alla condizione attuale dei pazienti oncologici e al sistema sanitario calabrese, analizzando i possibili scenari.

L’Agenas ha confermato che nel 2019 in Calabria sono stati effettuati oltre 5 mila ricoveri extraregionali a livello chirurgico-oncologico, facendo salire l’indice di fuga al 2,8%. «In questi anni chi vive in Calabria ha assistito ad una situazione paradossale, – ha esordito il Rettore dell’Umg, Giovambattista De Sarro – da un lato il commissariamento che ha ridotto i fondi per la Regione Calabria, dall’altro il patrimonio dei presidi ospedalieri in tutta la regione, così come le apparecchiature dei presidi ospedalieri, è andato a depauperarsi. Non si ha avuto neanche un ricambio generazionale perché, sempre per la questione del piano di rientro, anche i posti lasciati in quiescenza negli ospedali per il personale medico e paramedico non sono stati ricambiati. Dall’altro c’è stata una migrazione sanitaria, soprattutto per le patologie tumorali, che è stata macroscopica».

Parole condivise dal Commissario ad acta, Guido Longo: «E’ una conseguenza – ha detto – di tutta una situazione che andrebbe rivista e affrontata nel giusto modo. Ci stiamo adattando con una relazione del programma operativo 2022/2024. Speriamo di avere la collaborazione di tutti e riuscire ad organizzarci per il meglio perché solo così si potrà attenuare questo fenomeno».

Come sottolineato da Sinibaldo Esposito, la questione andrebbe fronteggiata nella sua multifattorialità, focalizzandosi sia sull’attrattività delle strutture sanitarie regionali, considerate troppo vecchie, e quindi palesando la necessità di sveltire la costruzione di nosocomi nuovi sia sulla realizzazione di una rete oncologica alla quale occorre dare piena attuazione. Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Misiti che ha auspicato un lavoro sinergico, indipendentemente dalle posizioni politiche, sui temi inerenti la sanità calabrese al fine di raggiungere gli obbiettivi comuni.

Secondo i dati esaminati da Raffaele Rio (Presidente Demoskopika – Università del Sannio) che risalgono al 2019, i pazienti migrano specialmente in Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto, mentre negli ultimi 4-5 anni la Calabria oscilla tra il penultimo e l’ultimo posto. Se si analizzano i risultati solamente a livello regionale, la Calabria è stata performante in termini di soddisfazione di servizi sanitari registrando un incremento dell’8,7 %. Inoltre, si era rilevato un calo della mobilità passiva dell’1,9 %, oltre alla riduzione delle famiglie in disagio economico del 17,6 % e delle spese legali del 24,6 %.

Nel momento in cui la regione viene confrontata col resto del Paese, i dati non sono positivi. A tal proposito, la soddisfazione dei servizi sanitari la Calabria è al 22 %, invece l’Italia è al 33,7 %. La mobilità passiva continua a preoccupare in quanto sono circa 52-53 mila i ricoveri presso le strutture sanitarie extraregionali e analizzando l’andamento storico degli ultimi 10 anni, è cambiato davvero poco. Rio ha evidenziato altresì che ciò sarebbe dovuto alla percezione distorta che i calabresi hanno della sanità regionale, spingendo così i pazienti a ricoverarsi in altre realtà, spesso indicate dallo stesso medico di base.

Una componente importante quella della mobilità passiva che potrebbe essere ridotta in maniera significativa mettendo in atto una comunicazione istituzionale mirata.

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